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663

L’uomo che scorreva i feed

Niente TikTok per il personale della Commissione Europea. I giovani si disinnamorano dell’auto. Il DJ a intelligenza artificiale di Spotify. L’invasione dei contenuti LLM. FBI consiglia gli ad blocker. Queste e molte altre le notizie tech commentate nella puntata di questa settimana.

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Digitalia #663 - L'uomo che scorreva i feed

Digitalia #663 - L'uomo che scorreva i feed

Settimana del 27 febbraio 2023, TikTok al bando in Europa, l'invasione dei contenuti generati da LLM, l'auto DJ di Spotify ma è anche automotive, artifact, Nokia, queste volte a tre scalette per un'ora e mezza dedicata alla notizia, quella digitale, all'italiana. Dall'imstudio Riguria 1 di Sanremo qui è Franco Solerio. Dallo studio cittadino di Avellino Massimo De Santo. E dallo studio di Milano Isola Michele Di Maio. Eccoci, buongiorno a tutti, bentornati cari digitaliani all'ascolto della nostra trasmissione, pensiamo, speriamo, preferita. E bentornati ai miei colleghi Michele, ciao Michele Di Maio, ciao Franco, ciao Max, il nostro caro professore. Ciao, buonasera, buongiorno, buon pomeriggio a tutti. Bello risentirti, bello risentirti. Rivederti, risentirti, mi fa piacere. Avete qualche notizia dell'ultimo minuto da buttare lì o qualche racconto reso conto di qualche cosa? Se no ci buttiamo a pesce nelle notizie della settimana. Non è successo niente, stranamente. Negli ultimi 30 secondi no. Ho visto Michele che hai messo una roba su un video virale del driver di Deliveroo che collasso. Sì, una roba felice proprio, una roba allegra. Esatto, ricordatevi quando ordinate la pizza di non lasciare il Deliveroo, il ragazzo, il rider fuori dalla porta, al freddo e al gelo, soprattutto se vivete a Londra. Non insultatelo se arriva in ritardo, soprattutto il McDonald's, perché ci si lamenta. Il giornalista poi, quello che ha scritto l'articolo, ha raccontato di questo video virale di questo rider, appunto, questa scena che è diventata virale in Inghilterra, di questo rider lasciato all'esterno, non fatto entrare, credo in un albergo, in un ufficio dove doveva fare la consegna. Poi è sceso il destinatario, non l'ha trattato benissimo per il ritardo e spiega l'articolo che spesso quando i rider sono in ritardo, soprattutto quando si tratta di fast food, è perché arrivano lì e gli appioppano due ordini. Sì, anche tre. Esatto, non arrivano allo stesso momento, quindi devono aspettare l'altro. Ovviamente il rider dice "Vabbè, è certo che accetto anche l'ulteriore consegna, perché così ottimizzo il percorso e guadagno un pochino, qualche spicciolo di più, e quindi trattateli bene". L'altra variabile grossa può essere la disponibilità dei rider. A Genova, dove ci sono, credo, Just Eat, Deliveroo e Glovo, dagli zaini che vedo girare in giro, parlavo con dei conoscenti che mi dicevano che, ad esempio, Just Eat, che in giro per il mondo è uno di quelli di cui parlano meglio, è uno di quelli che ha partito per primo, eccetera, a Genova è in ritardo costante, ma semplicemente perché ci mette un casino a trovare un rider che accetti la corsa. Probabilmente perché ne hanno di meno, per qualche motivo, lì su Genova. E a parità di locale dicono che se ordini da Just Eat arriva sempre in ritardo, se ordini dai due concorrenti arriva generalmente puntuale. Deliveroo, che è quello che mi sembra, che è quello che ti permette di mettere la mancia direttamente sull'ordine attraverso la app, se metti la mancia l'ordine arriva veloce. Perché se i rider vedono tre ordini diversi e uno di quelli, c'è scritto "3 euro di mancia" si lanciano tutti subito su quello e quindi quello viene consegnato prima e gli altri passano dopo. Sono veniali questi rider. Mi viene sempre in mente la scena iniziale di Snow Crash, ricordate il capolavoro? Sì, è certo, la pizza del zio Enzo. C'è questa descrizione bellissima di lui che pur di arrivare in tempo fa succedere la fine del mondo, scosi, scontra, scasa. Perché c'è questa logica? Ha fatto anche il film di Snow Crash. Filma? Mi pare di no, non l'ho visto. Sarebbe una scena molto cinematografica ed è del 1992. Sì, è veramente una previsione. Neil Stephenson, a me piace di più il Cryptonomicon, che è un'ammazzata ma è un altro di quei testi fondamentali per i geek secondo me. Cominciamo con TikTok. Sono arrivate una serie di notizie. La prima è che il personale della Commissione Europea non potrà più usare TikTok sui telefoni di lavoro. Per cui al ban americano è seguita la presa di posizione della Commissione Europea che appunto imposta ai suoi dipendenti di non utilizzare TikTok sui telefoni. A questo ha fatto seguito però voci anche dall'Italia che parlano di un divieto esteso anche ai dipendenti della pubblica amministrazione con un'ondata di panico. Perché in realtà inquadrati come dipendenti pubblici e probabilmente "la pubblica amministrazione" ci sono ad esempio tutto il personale amministrativo degli ospedali, delle hustlers. Alla fine dei conti che te ne frega se c'è TikTok installato con una serie di… è chiaro, ne parlavamo già la settimana scorsa, è abbastanza chiaro che si tratta di una guerra commerciale chiara e chiarissima. Leggendo quelle che sono le motivazioni ti vengono ancora di più i nervi. Perché le app sul telefono possono intercettare dati, possono analizzare i comportamenti degli utenti attraverso… Con anche una serie di inesattezze non indifferenti. Dicendo che su iOS ad esempio l'app può andare a leggere la rubrica, può andare a leggere i dati degli utenti, le app installate. Cosa che non è assolutamente vero e se Apple si accorgesse di una roba del genere succederebbe un casinetto come è successo in passato. Su Android non so quale sia, adesso lo scatto dell'acne del sandboxing. Android ti chiede i permessi se vuoi fargli accedere. Però forse te li chiede come un tempo, mi ricordo che era critica la cosa perché te li chiedeva tutti assieme, cioè ti compare un pannello quando la installi dove ti dice "se installi questa app dai il permesso di fare questo, questo, questo, questo, questo, questo, questo". E' una roba lunga come un'eula e uno dice "sì dai fammi installare l'app" e dici "ok" e dava tutti i permessi. Adesso mi dici che è più granulare. No, no, non funziona così. Si, ogni volta che l'app ha la necessità di accedere a una notifica o alla rubrica tu gli dai il single, gli dai il single. E quindi anche su Android è parzialmente ingiustificato questo tipo di allarme. Però tutto quello che può fare l'app di TikTok su uno smartphone, che sia iOS o Android, può farlo l'app di Facebook, può farlo l'app di Twitter, può farlo… Assolutamente, certo. E quindi questo "oddio, oddio i cinesi ci prendono i dati" va bene, i cinesi sono peggio dei californiani, può darsi dal punto di vista nostro italiano, non dovrebbe esserlo perché tutti quelli che sono possono essere segreti di stato, militari o di amministrazione eccetera, dovrebbero essere protetti tanto dai cinesi quanto dai americani. Quindi c'è sicuramente questo discorso della guerra commerciale. C'è un doppio pesismo, certo, certo. Per carità, io non sono per lasciare libero TikTok eccetera, sono per stringere anche su Facebook e su cosa. Fateceli, fateci accedere, fateceli usare, ma siate ancora più stretti su quelli che sono i permessi, su quelli che sono i tracciamenti, su quello che è l'utilizzo dei dati. Ci mancherebbe. Ecco, poi perché un dipendente della comunità europea debba installare TikTok sul cellulare aziendale? Ecco, questo poi è un altro discorso. Forse c'è un po' di confusione sull'uso del cellulare aziendale, poi non tutti usano il cellulare aziendale inteso come un dispositivo fisicamente diverso, c'è anche una pressione spessa ad utilizzare, o una pressione o un'abitudine ad utilizzare il proprio cellulare personale per ambedue le cose, per il lavoro e per. No, certo c'è chi lo fa anche nel privato, figura. Eh certo, vabbè, "Bring your own device" è cominciato credo nel 2015, per cui non è una novità, certo, se sei un generale dell'esercito ci sta che hai un cellulare a parte, cricciato, che non usi nient'altro. Se fai la segretaria del dipartimento di pediatria dell'ospedalino di Cosenza, forse alla fine dei conti, anche se usi lo stesso cellulare che c'hai sopra TikTok. Ma poi non te lo danno, no? Ma no, però attenzione, sono due cose diverse, se non te lo danno in teoria tu non potresti comunque usare il tuo cellulare personale per scopi lavorativi, poi se te lo danno. Ma dici? Da contratto secondo te? Ma sì, ma almeno nel privato in teoria dovrebbe essere così, cioè comunque non puoi accedere ai dati aziendali, anche per il GDPR, non puoi accedere ai dati aziendali sul tuo dispositivo personale, per le aziende che fanno le cose per bene. Poi nell'aziendina è un discorso differente, però assolutamente, tante aziende non ti fanno installare l'outlook del lavoro sul tuo cellulare personale, assolutamente. Che vita grama, per di più ti tocca usare Outlook, doppiamente grama. E' effettivamente un po' dura. Guardati Scissione, Michele, guardati Scissione, ti fa malissimo. Sì, sì, la prossima volta. Ti fa malissimo. E c'era qualcos'altro su TikTok? C'era questo BookTok, no? BookTok, che cos'è il BookTok? BookTok, #BookTok, è uno dei tanti trend di TikTok, che poi TikTok stessa sta cavalcando, perché oggi, infatti, quelle poche volte che entro su TikTok io mi trovo puntualmente. Vai a vedere BookTok? No, non tanto perché poi, come direi, i libri di cui si discute in maniera assolutamente positiva, i ragazzi che parlano di libri è assolutamente positivo. Libri? Libri, libri, BookTok! Io avevo capito "BooBTok". Ah, no, no, quella era "BooDstock", che poi si suonava simile. Quindi no, è stato super positivo e ne abbiamo parlato anche in passato, tanti dei successi editoriali degli ultimi mesi, degli ultimi anni, sono nati da BookTok. Dal passaparola di BookTok. Dal passaparola dei ragazzi, che ovviamente preferiscono dei libri magari un po' più leggeri, dei romanzi rosa o del fantasy. Però è positivo che se ne discute, ne parlano, li leggono insieme sul social e TikTok stesso poi spinge il trend. E come dicevo, io adesso ogni volta che entro su TikTok mi spinge per entrare nell'hashtag, seguire gente, creare video con "mi vogliono dare tipo 6 euro da spendere su Amazon". Quindi tu vendi i tuoi dati a TikTok, quindi da quello stiamo capendo. Vendi tu con passaparola. Io aspetto che i cinesi mi vengano a bussare alla porta. Ti danno pure 6 euro, quindi proprio una chiara compravendita. Sottolineiamo anche quelle cose positive dei social. Poi ti fanno pagare anche l'IVA. Ma perché no? Perché se Di Maio guadagna 6 euro non deve essere tassato come ogni altro cristiano sulla faccia della Terra? Perché è già TikTok che paga le tasse. È un gioco a premi e paga il 22% di IVA. Non di tasse. Non è considerata una remunerazione per la tua attività? No, credo che ci dovrebbe essere da qualche parte un regolamento sottodepositato alla GCM e dovrebbero pagare il 22%. Cioè loro pagano l'IVA e invece devi pagarlo tu. Gonzales contro Google. Negli USA si discute il futuro di Internet. Questo è il titolo dell'articolo che arriva da Valigia Blu. Esatto. C'è un importante processo, credo si può parlare di processo, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Che è appunto questa causa Gonzales contro Google. In pratica Gonzales, ok Noemi Gonzales, è la famiglia di una ragazza uccisa dall'Isis, credo al Bataclan, immagino parla di Parigi. O nei vintori, insomma durante quell'attacco lì. Google è stata citata in giudizio da questa persona perché su YouTube, per cercare di provare una correlazione tra i contenuti che sono spinti in particolare dall'algoritmo di YouTube con i fatti terroristici e la radicalizzazione delle persone nei confronti dei terroristi. Il collegamento credo sia già dimostrato, probabilmente o nelle confessioni o nelle intercettazioni o a livello investigativo, ma da quello che ho detto io è dato per scontato che una parte degli attentatori si fossero radicalizzati e fossero stati reclutati e istigati in seguito alla visione di video presi su YouTube, non andati a cercare direttamente ma proposti dalla timeline algoritmica. Corretto, infatti per essere più precisi allora è la responsabilità nei confronti di questi video e quindi nei confronti di quello che poi è successo a questa persona, ai familiari di questa persona. Qual è il punto? Negli Stati Uniti c'è una cosa che si chiama la sezione 230, di cui abbiamo parlato molto spesso, in cui si dice che i socials da una parte hanno il diritto di fare moderazione e dall'altra non sono responsabili di quello che viene caricato e di quelli che poi sono a questo punto le conseguenze, come può essere un attacco terrorista. In realtà la legge non è chiarissima e lo spazio di azione e l'importanza di questa causa è proprio per capire se questa legge esonera dalla responsabilità i grandi della rete solo nel momento in cui le persone postano qualcosa e le altre le vedono in maniera casuale o perché esprimono personalmente una ricerca, fammi vedere i video dei Mujahedin che fanno la loro predica, oppure perché sono postati da delle persone che loro hanno direttamente seguito. Io vado su Facebook e vedo i post di Michele perché ho scelto Michele come mio amico e questo è dato per scontato. Questo si allarga anche alle cose che io non avrei visto ma che l'algoritmo interno di Google, di YouTube, di quello che è, decide di propormi prima degli altri per le sue conoscenze e per la sua profilazione ai miei confronti. Questo è il dubbio, se la section 230 si estende anche alle scelte algoritmiche oppure no. Io ho la mia idea personale, che ovviamente con la legge non c'entra niente come al solito, sono questioni di morale, di etica, di idee personali, assolutamente sempre al di fuori della legge. Possiamo fare un discorso di etica, di quello che vorremmo che fosse, perché poi alla fine dei conti i giudici devono interpretare quello che è lo spirito di una legge, prima di tutto la tecnicità della legge, i dettagli, quello che dice e poi qualche volta se la tecnicità, se la lettera della legge non è specifica devono capire quello che era l'intento del legislatore. Però le leggi non sono immutabili, in base a quello che decide poi la Corte Suprema un governo può decidere di rifinire una legge e ovviamente lo fa su un mandato popolare e allora è giusto che il popolo parli e discuta di cosa sarebbe opportuno fare dal punto di vista logico e morale in queste situazioni che sono un po' fringe rispetto a quello che è la lettera della legge, semplicemente perché quando la legge è stata scritta probabilmente non c'erano degli algoritmi così potenti e non era mai successo una cosa del genere. E secondo me nel momento in cui un provider ha un vantaggio nel mettere un algoritmo che prioritizzi determinati argomenti rispetto degli altri, per cui fa l'editore, come fosse il Corriere della Sera che dice sulla prima pagina ci va questo articolo e non quest'altro, secondo me se ne deve prendere responsabilità, perché nel vedere quel contenuto non c'è più solo l'atto di chi l'ha scritto ma c'è anche l'atto di chi ha volontariamente, direttamente o attraverso l'algoritmo che ha scelto, che ha scritto, deciso di porlo di fronte agli occhi di quella persona. Mi sembra un punto che tra l'altro sta venendo fuori un po' in generale rispetto alla presa di coscienza del fatto che gli algoritmi cosiddetti, abbiamo vissuto un periodo storico nel quale vi ricordate uno finiva all'ufficio, in qualunque ufficio e si sentiva dire che le cose non funzionavano perché il computer non gliele faceva fare, quindi è un po' un trasporsi di questo concetto che l'algoritmo è come se fosse asettico. Ma qui non lo è, cosa che non è vero. Quello sto dicendo, sto dicendo esattamente questo, c'è una crescente presa di coscienza del fatto che l'algoritmo non è affatto asettico, viene progettato per raggiungere certi obiettivi e quindi il ragionamento che facevi tu mi convince perché è un ragionamento che dice tu hai progettato l'algoritmo in modo che i contenuti che mi vengono mostrati massimizzino il tuo profitto, di conseguenza ti assumi la responsabilità del fatto che certe scelte non le ho fatte io, le ho fatte tu. Anche al di là del profitto, cioè io ho un algoritmo che ha preso, un algoritmo che prende, da una parte c'è una serie di video tra cui quello del Mujahideen che predica la guerra santa, dall'altra c'è un utente, mi si presenta davanti all'algoritmo un utente che è un ragazzo di quel tipo di nazionalità, magari immigrato a Parigi e cosa, che ha una serie di conoscenze di un certo tipo, che magari ha postato lui dei video di un certo tipo, per cui di fatto l'algoritmo sa che quello è un, statisticamente, un candidato a un certo tipo di comportamenti, di estremizzazione eccetera, e io volontariamente gli faccio vedere una dietro l'altra una serie di video di incitazione alla guerra santa da parte di Mujahideen. Cosa c'è di più responsabile di quello? Mi chiedo io. No, ma secondo me è corretto e anche io vado in quella direzione, però attenzione che poi ci si infila un culo in un cul de sacco, perché la prima cosa che succede, la conseguenza di tutto questo ragionamento è che quindi le piattaforme hanno il diritto sacrosanto di andare a moderare e quindi andando. Però questo è già. Lo fanno già Michele, lo fanno già così. Attenzione, attenzione, lo fanno già ma con la section 230. Nel momento in cui vai ad aumentare le responsabilità delle piattaforme legiferando su questa condizione, vuol dire anche che ti devi aspettare un ulteriore restringimento della moderazione e aumento dei video rimossi. L'articolo riflette un pochino sull'equilibrio legale che si è cercato proprio con la section 230 e sottolinea che potresti avere anche l'effetto opposto, perché in realtà se tu non moderi proprio rientri in quella definizione nella quale tutto sommato non sei un editore ma fai soltanto un punto da veicolo. Per cui uno dei rischi della modifica della section 230 è proprio quella di dire "non modera più niente nessuno". Corretto, però attenzione perché YouTube fa i soldi con la pubblicità che c'è dopo il video del Mujahideen e quindi se oltre al video del Mujahideen c'è il video di quello decapitato, c'è quello sparato, è un problema per il marchio, il brand che vuole fare pubblicità su quella piattaforma. Tornando al punto che facevi tu prima Franco, non è soltanto che la legge che è l'asca quasi vaga è da una parte una questione temporale, ma dall'altra è stato fatto apposto. Infatti uno dei punti più interessanti dell'articolo è che dice che i giudici della Corte Suprema stanno andando molto molto coi piedi di piombo perché hanno paura di rompere un equilibrio che possa poi andare a peggiorare. E che sostanzialmente stanno dicendo "cambiate la legge". E ma anche cambiando la legge si sollevano una città. Cambiare la legge ovviamente significa passare la palla ai legislatori. Esatto, anche perché questo è il potere giudiziario. Però non è il ruolo della Corte Suprema quello di legiferare e potere giudicare. Però può dare delle indicazioni di indirizzo, ma il discorso è sempre quello. Bisognerebbe valutare quanto è forte la. dovrebbe essere in qualche modo proporzionale quanto è forte il tuo intervento "editoriale" e quanto quindi di conseguenza devi essere responsabile. È ovvio che l'algoritmo della timeline di YouTube, quella lì è enormemente. il peso dell'editore dietro è totale, è enorme. Quello lì non c'è santo che tenga. È solo selezionato algoritmicamente. Se tu vai su Twitter e segui la timeline, quella cronologica dei tuoi, di quelli che segui, quella lì al 98% non è algoritmica. Poi in mezzo ci sarà qualche post consigliato, qualche pubblicità che decide l'unmask. Però lì ovviamente è molto meno importante l'impronta. Ma su TikTok c'è Hone. Esatto, su TikTok c'è Hone, è esattamente il contrario. Anche lì c'hai due pagine, su TikTok c'hai quella dove c'hai quelli che segui e l'altra, che è quella principale, che è quella dove hai solo l'algoritmo che sceglie anche lui. Però anche lì certo che secondo me dovrebbe esserci un discorso di responsabilità. Poi di nuovo responsabilità per cosa? Di nuovo dobbiamo distinguere responsabilità per atti o responsabilità per… l'abbiamo detto mille volte, no? Un conto è se tu vai a dire "lo Stato di Israele o la Palestina sono lo Stato migliore del mondo e i suoi nemici sono degli stronzi". Un conto è se dici "imbracciamo tutte le armi e andiamo a sparargli". Sono due discorsi molto molto diversi. Bisogna comunque prendere atto che questo section 230 è del 1996 e quindi certe scelte del legislatore erano fatte apposta per promuovere la nascita di servizi online. Adesso siamo vent'anni dopo e il mondo è cambiato completamente. Allora certamente gli algoritmi non c'erano, anzi tutti i social non avevano degli algoritmi di scelta ma tendevano a mostrarti quello che tu seguivi e basta. Va bene, dall'economist nel mondo occidentale, nel mondo ricco anzi in generale, nei paesi ricchi, la gioventù sta uscendo, si sta disinnomorando dell'automobile. Esatto, è un discorso che abbiamo già un po' toccato più volte, che incrocia anche il discorso famoso della zona 30 che abbiamo accennato un paio di puntate fa. Ed è molto interessante perché anche qui è "Way of the future", da una parte tutte le nostre belle conoscenze di digitalia, big tech, che si scannano più o meno per l'auto, l'auto auto, l'auto autonoma, l'auto elettrica, l'auto non elettrica, andiamo verso la transizione ecologica e poi semplicemente. Ci giriamo, non ci sarà nessuno più con la patente, perché poi non è soltanto una questione di giovani di oggi, anche poi per ragioni economiche soprattutto, e questo è un trend che poi viene dalle grandi città, e sappiamo tutti come nelle grandi città gentrificazione, costi degli affitti, stipendi bassi, sono un grosso problema. Ledo: Ragazzi, è bello che l'articolo dice "I ricercatori non fanno bene perché". Ma è lo stesso discorso che facevamo settimana scorsa per non mi ricordo cosa, da una parte c'è un fattore economico, dall'altra parte c'è un fattore anche culturale, perché ci si sta poi anche rendendo conto di come poi la vita senza automobili, la vivibilità delle città, sia anche qualcosa che ha un sostanziale cambiamento con meno. F. . Davvero c'è un'esperienza nelle grandi città, soprattutto del nord Europa, io devo dire, c'è il racconto diretto di mio figlio che è passato da Berlino a Stoccolma e adesso sta a Zurigo, e si è semplicemente dimenticato di rinnovare la patente, noi gli abbiamo chiesto. effettivamente descrivavo un pochettino anche quello che era raccontato nell'articolo, di quella ragazza che i genitori lo volevano spingere, dice "perché non ti prendi la patente? Dai, pigliati la patente!" e lei dice "ma perché mi devo piegare questa patente?" e noi è andato esattamente nello stesso modo, perché poi appunto in queste grandi città un po' tenere un'auto fondamentalmente non serve, all'interno della grande città, certo ovviamente rinunci a tante altre cose, però questo fenomeno è abbastanza chiaro. Se li unisci al discorso che facevamo di una certa classe di età, su cui poi non c'è nemmeno disponibilità finanziaria, mi pare molto evidente che la direzione in cui si va. Certamente, certamente. Sempre in the way of the future hai messo questo articolo, no questo che l'aveva suggerito Hans, di questo delle scarpe. Voi li mettete, io sono l'algoritmo che seleziona, che priorizza. Esatto, quindi sei tu l'editor, editore scusami non l'editor. Sì, le scarpe riciclate, che finiscono tutte in Indonesia, ci sono questi circuiti di apparentemente impegno da parte di giganti, in questo caso di Dawink, che è un gigante della petrolchimica, che ha fatto queste campagne di raccolta di scarpe usate. Dateci le vostre scarpe. Le ricicliamo e faremo dell'altra gomma con cui faremo le. I parchi giochi. Esatto, i pavimenti dei parchi giochi e delle piste di atletica per i ragazzi, e faremo anche suole di scarpe nuove, riciclate, eccetera. Questi giornalisti hanno pensato bene di incidere una scarpa, di infilarci dentro una air tag. 11 se non sbaglio. Sì, le principali, ci hanno infilato le air tag dentro alla suola, le hanno seguiti e poi hanno preso un aereo per andare a vedere esattamente dove erano finite. E le hanno trovate sulle bancarelle in giro per l'Indonesia, vendute a gente povera. Che poi, come dire, di per sé, alla fine anche questo è riciclare la cosa migliore. Dovrebbe essere trasparente però, scusa. Esatto, dovrebbe essere assolutamente trasparente. Puoi dire "dammi la tua scarpa che io ne faccio "beneficenza" perché io so, e invece poi me la limbo. È la stessissima questione in Italia dei cassettoni gialli della Caritas. La roba che finisce in quei cassettoni non va necessariamente a vendita. Ci sono dei circuiti dove le cose migliori vengono lavate e finiscono poi nei mercati, nei negozi vintage. Però viene fatto profitto. Poi si spera che quel profitto, la Caritas comunque lo utilizzi per aiutare i poveri. Perché poi abbiamo una quantità, produciamo come primo mondo una quantità di vestiti abnormi, molto più delle persone che hanno bisogno di vestiti. In Africa arrivano valanghe, container pieni di magliette e finiscono anche lì, spesso in discarica, perché proprio non c'è la necessità di tutti i vestiti che compriamo. Nemmeno se te le regalano. Esatto, quindi la cosa migliore è comprare usato e soprattutto non comprare. Non comprare mi piace già molto di più. Dobbiamo fare un paio di ringraziamenti. Il primo è per il Fondo per la Repubblica Digitale che su LinkedIn ha fatto un post consigliando. Importante pare. Sì, il Fondo per la Repubblica Digitale è un'emanazione del non so di che ministero, della pubblica amministrazione per la spesa dei fondi del PNRR. Il Fondo per la Repubblica Digitale nell'ambito degli obiettivi di digitalizzazione del PNRR sostiene progetti rivolti alla formazione e all'inclusione digitale per accrescere le competenze digitali, etc. Sono comparsi su LinkedIn e hanno fatto un post consigliando tre podcast per capire quali sono le competenze digitali mettendo il nostro tra uno dei tre. Per cui, grande ringraziamento. E che onore, dai. E ne abbiamo preso anche la palla al balzo per essere più linkabili, più facilmente linkabili. Abbiamo fatto la pagina ufficiale di Digitalia su LinkedIn. Io sto imparando un po' usarlo perché sinceramente LinkedIn non l'ho mai usato non avendone mai avuto ampie necessità per la mia professione primaria. E quindi mi ci sto un attimo misurando. Dobbiamo ringraziare Max e Francesco per aver realizzato uno speciale su un argomento di quelli da trattare proprio con le molle, che è quello del mondo dei videogiochi quando si interseca con l'universo femminile, con tutte le problematiche che possono nascere ovviamente non per colpa dell'universo femminile ma dall'interazione. Purtroppo dei videogiochi? Sì, di cose erane. "Boys vs. Girls in the World Series of Love" in questo caso non è tanto love ma è gaming, ma è roba del genere. È una citazione prinsiana, se volete andatevela a cercare. E Max, appunto, abbiamo pubblicato questo loro speciale che hanno fatto con. Siamo noi che ringraziamo le nostre ospiti. Sono state veramente brillanti. Fabrizia Malgeri del Corriere della Sera. In realtà lei cura questa rubrica, appunto, sui videogiochi. Goccia di Ruggi nel suo nome in codice. Vi consiglio davvero di seguirla perché è interessantissima la sua produzione di recensioni e commenti sui videogiochi. E Anna Chiara Guerra che invece è una nostra neolaureata in scienza della comunicazione che è una canita e appassionata videogiocatrice che però si occupa di queste cose anche per lavoro perché la sua tesi di laurea è stata proprio sulla progettazione e sullo storytelling dei videogiochi. E quindi è stata questa bella serata con le nostre due ospiti che è stata spero interessante e che mi auguro che i nostri ascoltatori possano apprezzare. Assolutamente. Quindi lo trovate nel feed l'ultima puntata prima di questa, la 662, è lo speciale. E infine, beh, ne arriveranno degli altri. L'abbiamo fatto anche per rispondere alle varie sollecitazioni che chiedevano ogni tanto una rappresentanza femminile, una presenza femminile o comunque l'ascolto di voci femminile dentro Digitalia forse è stato un primo passo, può darsi che ne arrivi un secondo a breve grazie anche alla collaborazione e all'intercezione del buon Fiorenzo Pilla che ci dà una mano e ci dà dei bei consigli e ci segnala delle belle persone per cui lo ringraziamo ancora una volta. E proprio con Fiorenzo, se non sbaglio, Max, questa settimana farai un. Sì, mi hanno invitato, appunto, grazie a Fiorenzo, a questo webinar che si fa mercoledì, primo marzo, alle 17, alla Bicocca, virtualmente diciamo, all'Università di Milano Bicocca, con un tema particolarmente interessante che è "Amore e Sesso nell'Universo Digitale". Uh, molto curioso. Molto interessante, intrigante, vediamo che ne esce. Benissimo, dove si può seguire? Mettiamo il link? Sì, c'è il link appunto alla pagina. Sì, il link è un po' lungo, per cui su digitalia. m/663 trovate il link e sentirete il nostro prof tra gli altri discettare su questi argomenti. Bene, Spotify lancia il DJ personale basato sull'intelligenza artificiale. Che cosa fa il DJ artificialmente intelligente di Spotify? Ma un po' fa le cose che diciamo ci si aspetterebbe che facesse qualcuno che in qualche maniera conosce tutti i tuoi gusti musicali, ovviamente come al solito quando parliamo di queste tecniche intelligenze artificiali, fa l'algoritmo, vede le scelte che fai, eccetera eccetera, sceglie i pezzi, poi la novità è che in qualche maniera innanzitutto li commenta, quindi li commenta pure, anche vocalmente, grazie a un nuovo motore di sintesi vocale che Spotify ha acquistato un'azienda che ha fatto un brevetto che ha una particolare attività in questo settore, per cui la promessa è che venga fuori un commento praticamente umano, anche di notizie sui autori e tutto il resto. E questa cosa ovviamente in qualche maniera è anche come dire, diciamo, c'è un certo interrogativo su effettivamente poi quanto si possa davvero personalizzare questo tipo di cose, anche per non incorrere nei rischi che abbiamo visto con queste AI, queste AI, queste intelligenze artificiali generative che come sappiamo sono a volte diventano molto prolifiche, anche nelle errori. Non riesci a mettere da sotto il trailer, nell'articolo di The Verge c'è il trailer con qualche prova, diciamo, l'obiettivo oggi di Spotify è paradossalmente di farti ascoltare meno musica possibile, perché paradossalmente loro pagano troppo gli artisti. Quindi devono sentire un po' di chiacchiere di intelligenza artificiale. Esatto. E quindi c'è l'omino che ascolta la musica che viene poi interrotta di nuovo. E comunque io mi sono annoiato già soltanto per tutto il trailer a sentire queste voci. Per finire questa odizia, forse nel trailer è un po' sovraesposta la voce del DJ artificiale. Io mi immagino davvero che, ovviamente tu ascolti una persona in radio e un DJ deve essere particolarmente bravo a parlare in radio proprio per non farti annoiare. Pensare che un'intelligenza artificiale, per quanto generativa, possa farlo altrettanto bene, ecco. Chi lo sa, è un bel banco di prova. Il DJ non solo non deve farti annoiare, ma deve in qualche modo interpretare con le parole, ma molto di più con l'atmosfera e col modo di parlare, l'atmosfera che crea il pezzo. Per cui certamente il DJ che ti presenta la classifica dei brani dance, te li annuncia e ci parla nei primi istanti della canzone in maniera molto diversa dal conduttore della trasmissione By Night che ti mette la musica trip-hop alternative. E non solo questo, deve saper parlare sulle introduzioni dei pezzi, magari ritmando un pochino le parole e le frasi con il tempo del pezzo. Deve riuscire a intercalare le parole se c'è un'introduzione, magari musicale. Strumentale, ma magari già con dei. ci sono quei strumentali che iniziano, però c'è già qualche parola nel mezzo prima che parli proprio il cantato. E quindi no, iniziare a parlare, fermarsi prima delle due o tre parole che vengono annunciate, lette o cantate durante il pezzo, poi ricominciare a parlare e poi fermarsi quando inizia o la strofa o il tema o cosa del genere. Cioè è un banco di prova, non da ridere, non dico che non ci riuscirà, ma cavolo, no? È un'Himalaya quasi per un'intelligenza artificiale. È come dire "va bene, abbiamo messo la Divina Commedia dentro Amazon Home e Alicja vi leggerà la Divina Commedia". Ok, ma ci leggerà la Divina Commedia semplicemente per far vedere agli amici che possiamo ascoltare la Divina Commedia? O c'è la legge come un attore che sa che cosa sta leggendo e ci dà un certo tipo di significato e di pathos? Insomma, il passo successivo è quello. Diciamo che però non aiuta la dichiarazione di Emily Galloway, Head of Product Design for Personalization a Spotify, che ha detto a The Verge che i commenti di ogni artisti sono molto simili. Più o meno saranno presi da un. Sì, perché gli hanno chiesto esplicitamente questo e gli dice "eh, vabbè, sapete, è chiaro che i commenti più o meno. però il modo in cui saranno presentati, l'ordine delle canzoni, quello sarà molto personalizzato". Vedremo già. Vedremo, vedremo. Mi immagino già le parodie in stile Al 9000, che ti fa ascoltare Michael Bublé, ti dici "no, Spotify, togli mi ballo Michael Bublé". "No, Franco, non puoi ascoltare Vasco Rossi". "Non posso farlo, mi dispiace, non posso cambiare musica". "I'm afraid, Max, you have to listen to Michael Bublé". Esattamente. E' una cosa che vi devo dire. E le intelligenze artificiali non le mettiamo solo a scegliere le canzonette, ma anche a scegliere chi viene licenziato dall'azienda. E mica male anche questa, da dove arrivi? E dai! E poi in un periodo come questo, in cui i poverini Ye Char sono stati subvissati. E poi c'è troppa richiesta di licenziamento. E fai, prendi un'intelligenza artificiale, se ne parla per alcuni. Hai tanta gente licenziata in questi giri di cui abbiamo parlato tanto. Si è iniziato a parlare con i colleghi "Ah, ma tu sei stato licenziato". "Sì, ma chi ti ha licenziato? Boh". E quindi molti si stanno facendo la domanda, non mi sembra ci siano in realtà delle conferme, però molti si stanno domandando, ecco che tanti di questi licenziamenti, quando appunto sono a decine di migliaia, non siano stati appunto in realtà commissionati dalle intelligenze artificiali. Ma è chiaro che nessuno. Poi questo è un articolo del Washington Post, è chiaro che nessuno ha dichiarato "Sì, ho fatto fare i licenziamenti con l'intelligenza artificiale". Però l'articolo argomenta abbastanza bene il fatto che appunto quando si va su larghissima scala, alla fine comunque l'EHR usa dei parametri e quindi che si sia fatto aiutare in qualche maniera da strumenti automatici per bagliare i vari parametri, questo ci sembra molto realistico. Sì, che sia una. il problema è sempre l'auditing, no? Cioè l'algoritmo classico, almeno in teoria, può essere messo in discussione. Che peso hai dato al fatto che la persona è. che ne so, di colore? Che peso hai dato al fatto che è maschio, che è femminile? Invece una rete neurale, lo sappiamo, è difficilmente, se non a volte assolutamente impossibile, capire perché ha un bias di un tipo più che di un altro. Per cui metterli in mano. Sì, certo. Sappiamo la disinvoltura negli Stati Uniti anche dal punto di vista che gli permette la legge. Però porca miseria, vabbè, assunto da un algoritmo, licenziato da un algoritmo. Si è la. È quello, perché poi sulla parte di assunzione oramai, ed è comprovata, ed è largamente, passa largamente per dei filtri, il primo screening che viene fatto per le grandi aziende è quasi sempre da un'intelligenza artificiale. Si parla di SEO, di CV, non tanto in ottica dell'umano, ma dell'algoritmo di intelligenza artificiale. Sì, sì, sì, assolutamente. Questo è interessante. Quando le aziende non lo fanno con l'algoritmo, ma lo fanno, parlo dei licenziamenti, con sistemi tipo stack ranking e robe del genere, non è che vada poi tanto meglio. Però certo. Si fa un bel foglio Excel con sopra tutte le caselline, con la formula random e poi soft. Esatto. I primi. Va bene, due minuti, due. Due minuti per ringraziare il nostro sponsor, Active Power, rivenditore ufficiale italiano di Active Campaigns, che è una piattaforma di email marketing automation. Dovete gestire campagne di marketing e di comunicazione online? Ci sono ben pochi sistemi che possono rivaliggere con Active Campaigns. Ci siano le vostre esigenze di marketing online. Active Campaigns vi mette davanti un editor di mail avanzato, che con la semplicità del drag and drop vi permette di realizzare campagne moderne ed eleganti. Dopodiché, con Active Campaigns potete automatizzare tutto. Potete inviare un'email all'iscrizione al vostro sito internet, potete inviare una mail nella data del compleanno del vostro cliente, potete inviare una newsletter a tutti i contatti, a tutti i clienti o a una parte selezionata con i parametri che volete voi. E infine potete collegare il tutto con la piattaforma di advertising online di Facebook. Questi sono esempi semplici, ma la potenza della piattaforma è la sua automazione spinta che vi permette di creare funnel anche molto complessi. Inviare una mail in base alle pagine visitate dagli utenti, inviare email in base alle azioni fatte o non fatte dagli utenti, e poi potete analizzare i risultati generando dei report esaustivi di ogni tipo. Grazie a Active Power la piattaforma è al 100% localizzata in italiano e se avete bisogno di aiuto anche quello è disponibile nella nostra lingua via ticket, chat o telefono. Niente call center che smaltiscono le chiamate in giro per il mondo. E interagire con Active Power permette anche di avere tutti i costi a fatturazione europea. Ma Active Power è molto di più, è un vero e proprio metodo che vi insegna le migliori strategie di marketing per generare clienti fidelizzati. Tra poco, il 3 marzo, c'è un fantastico evento live che è un workshop dal vivo riservato agli imprenditori. Una giornata formativa e intensiva, sia teorica che pratica, finalizzata, focalizzata su un modo, un metodo, evoluto di intendere il marketing. L'idea di base che arriva dall'esperienza di Active Power è che la classica strategia email marketing funnel che andava bene fino a un po' di anni fa, oggi è alla portata di tutti. Va bene se vuoi vendere, ma se vuoi emergere nel mondo competitivo di oggi può non bastare. E che cosa bisogna fare? Quello che propone il metodo Active Power è passare da un marketing classico a uno focalizzato sulla customer experience, cioè prendersi cura di tutte le fasi del rapporto tra cliente e azienda, dare al cliente un'esperienza eccezionale in modo da trasformare un normale cliente in un supporter, coltivare una relazione, produce passaparola, recensioni positive, acquisti sereni e ripetuti. Se vuoi imparare un sistema completo, flessibile e ottimizzato per estrarre il massimo valore dalla tua lista email, deliziare ogni cliente tramite un'esperienza eccellente e creare fan fedeli del tuo marchio e ovviamente dei tuoi prodotti, partecipa all'evento live del 3 marzo a Milano. Vai sulla pagina dedicata all'workshop che trovi nelle note della puntata oppure vai direttamente su ActivePower. om per tutte le informazioni. E se pensi che faccia per te e per il tuo business, iscriviti. Il prezzo è di 297€, comprensivo di evento, pranzo e le due pause caffè. Ci sono sconti per aziende che portano due o più persone e ovviamente c'è lo sconto per i digitaliani. Avvisate l'operatore al momento dell'iscrizione e avete subito il 50% di sconto, anzi avete 50€ di sconto sull'iscrizione. Ricordate, 3 marzo a Milano, evento Marketing ActivePower, 50€ di sconto per i digitaliani. Grazie ad ActivePower per aver sponsorizzato questa puntata di Digitalia. Siamo sempre in ambito Machine Learning, LLMs, cioè Large Language Models e robe del genere, con questo qui che è saltato fuori ieri pomeriggio, se non ricordo male, sulla falsa riga dei vari chat GPT e dall'Ia e robe del genere e si chiama Scribble Diffusion. Scribble Diffusion, l'avete provato? Sì, l'ho provato ma non mi scriveva, non so se magari è perché è preso di mira adesso che sta diventando virale, però non mi scriveva nel quadrato bianco, non funzionava granché bene. Adesso sta funzionando, fondamentalmente ti mostra davanti un quadrato bianco con cui puoi disegnare col mouse come se fosse una penna, uno sketch, uno schemino di quello che vuoi rappresentato e poi un prompt dove scrivi quello che vuoi che venga disegnato. Per cui, non so, disegni le montagne con il sole che sorge tra le montagne o che tramonta le montagne e gli scrivi nel prompt il sole che tramonta in mezzo alle montagne, fai Go e lui ti crea un'immagine che non è solo un'interpretazione del prompt a livello di immagine come può essere un dalì, ma è il più possibile simile allo sketch che avrei fatto tu. Altro sketch. Altro sketch ed è abbastanza impressionante nel risultato. Ovviamente utilità, boh, non lo so che attività aggiunga, però è di nuovo un divertissima, una curiosità rispetto a quello che abbiamo visto. Sai, comunque questi strumenti generativi, appunto c'è già un largo dibattito, ne abbiamo parlato anche, credo già in puntata varie volte su questa, diciamo che sono dei tool per la creatività in qualche maniera. Bisognerà vedere che fine fanno, però da un certo punto di vista questi di generazione, anche del testo, ma soprattutto quelli delle immagini sono fondamentalmente dei tool che si prestano molto a dare nuove dimensioni di creatività. Sul canale Slack della diretta ho disegnato un pisello. Te lo sapevo. La creatività poi dipende sempre, va in direzione ortofrutticola piuttosto che… Certamente, certamente. Sul canale diretta di Slack ho messo la barca a vela che ho disegnato io con la mia bravura. È un aborto micidiale, ma… Ah, invece è la prima immagine che è venuta fuori, è carina assai. È assolutamente plausibile, sì, è una barca un po' etnica, potrebbe essere una roba, certamente non una barca da regata come quella che pensavo di disegnare io, può essere un caico, una roba… però effettivamente è plausibile, ha dato una plausibilità al mio schemino assolutamente campato per ari. Molto carino. Allora… Invece ero rimasto un po' spaventato da questo sci-fi becomes real, eccetera, eccetera, un articolo che hai messo subito dopo, che è questa invasione di testi di fantascienza prodotti in serie usando chat GPTO equivalenti. No, dai Michele, che hai fatto? Scusate un attimo di sbandamento in diretta per un'immagine che è stata condivisa. E devo dire che meno male, l'interpretazione dell'intelligenza artificiale ha liberato un po' la fantasia. Sì, sì. È finita in ortofrutto. È il logo del fruttivendo. E' diventata abbastanza virale questa notizia. Clarksworld, che è credo una rivista, una sci-fi publication. È un magazine di fantascienza molto famoso. Esatto, perfetto, come tanti editori accettano delle submission, quindi degli scritti mandati dagli utenti e poi alcuni di questi li vengono pubblicati. Si vede molto bene il grafico di come da giugno 2019 fino a più o meno settembre/agosto del 2022 c'erano degli spike. Un po' di plagio. Siamo parlando a occhio di 10-20 submission ogni mese. Ottobre 2022 già stiamo sui 30-40. Febbraio 500. Tant'è che hanno dovuto chiudere le sottomissioni. Questo è un modo tipico di lavorare fin dall'inizio della storia della fantascienza. Gli editori accettano proposte per la pubblicazione che vengono dal largo pubblico, non dal grande pubblico. La notizia è questa esplosione di testi non proprio originali, ma sviluppati utilizzando questi nuovi sistemi di intelligenza artificiale generativa. Mi rimane un po' il dubbio nell'articolo in questione. L'editore rifiuta di dire in che modo se ne accorge. Dice che lo rifiuta per evitare che poi chi usa in maniera fraudolenta queste tecniche di produzione. Ci sono anche dei software che in qualche maniera fanno l'analisi. Prima di tutto molti di questi testi inviati mettono esplicitamente come coautore l'algoritmo di turno. Ma la stessa OpenAI ha rilasciato sul suo sito un tool analogo con la stessa grafica delle varie DALL-E e chat GPT dove tu fai il contrario, metti un testo e lui ti dice la probabilità che sia stato generato da un modello LLM. Il motivo per cui ho messo questo articolo e quelli seguenti è esempio, ma non è trasformativo. Questo problema non è così drammatico. Un editore alla fine dei conti li seleziona e dice che ha dei problemi perché prima per selezionare un testo buono ne arrivavano 3-4, adesso ne arrivano 3. 00. Dal punto di vista di un editore questo dovrebbe essere un vantaggio, non uno svantaggio. Certo, devi avere più persone che li selezionano, però i casi sono due. O i testi che ti arrivano in più, le proposte in più, sono decisamente di livello basso e quindi ci metti poco a scartarle. Oppure sono di livello medio-alto o quantomeno paragonabile con le tue produzioni precedenti e questo ti dà, dovresti esserne contento di avere più scelte. Tu dici che per il Botta Mesa è scritta l'intelligenza artificiale. Alla fine dei conti, non solo l'intelligenza artificiale, se è scritta da un umano che utilizza l'intelligenza artificiale, al di là dei problemi di copyright di cui abbiamo parlato nelle puntate scorse, un problema di abbondanza non è grave. Il problema di abbondanza rischia di mettere in crisi degli altri sistemi, che sono quelli che non sono mediati da un editore, da un selezionatore umano. Da un filtro, da una moderazione. L'esempio sono Amazon e YouTube. Su YouTube sono comparsi già da parecchi mesi, ancora prima dell'emersione di questi sistemi, una serie di contenuti generati in maniera algoritmica, non nel contenuto ma nella forma. Per cui un testo, tu cerchi informazioni sul divorzio di Eric Clapton e rischi di beccare spesso dei video che sono una raccolta di foto di Eric Clapton, più o meno a tema con la voce parlata. E la voce parlata in realtà è una voce sintetizzata, un testo scritto a tastiera da un utente, magari con dei copia e incolla da Wikipedia a destra e sinistra, che poi viene recitato da una voce artificiale. Ora, la possibilità di generare testi in automatico su un argomento, in maniera veloce e in quantità massiva, può mettere in crisi il sistema. Perché nel momento in cui io posso generare mille testi con tre ore di lavoro e andarli a posizionare tutti su YouTube con le parole chiave perché parlano del divorzio di Eric Clapton, in questo momento il divorzio di Eric Clapton è trending, e mi metto in crisi il sistema. Perché ne genero talmente tanti che l'utente che cerca qualche notizia su YouTube, su TikTok, su questo argomento, rischia di vedere solo questo tipo di contenuti e non quelli magari originali e prodotti in maniera più professionale, più dettagliata o cosa. Ancora più in crisi può diventare, e l'hanno già visto rischiare di diventare, il sistema di self-publishing di Amazon. Perché su Amazon c'è lo stesso discorso dell'editore di qui sopra, ma il filtro è molto più basso se non assente. Tu, una volta che sei accettato come self-publisher su Amazon, puoi produrre e buttare dentro. Ma tu puoi buttare dentro, ora con questi sistemi algoritmi, non un libro ogni tre mesi perché sei molto veloce a scrivere, ma 3000 libri in mezza giornata. E di nuovo, se acchiappi, sei bravo o trovi il modo di trovare le parole chiave giuste, gli argomenti giusti, rischi in qualche modo di, da una parte, diventare ricco tu velocemente. I primi che arrivano sul giochino di solito sono quelli che "ce la fanno". Ma soprattutto mettere, in qualche modo, invadere, saturare l'ambiente, un certo tipo di ricerca, un certo tipo di libri, di materiale che alla fine dei conti vale poco. E questa è qualcosa che si inizia a vedere, addirittura su YouTube ci sono già i video che ti insegnano a farlo. Come diventare ricco velocemente pubblicando libri scritti con chat GPT attraverso Amazon. Per cui siamo già al secondo stadio. Siamo agli avvoltoi. E certo, però ci vorranno delle contromisure, perché se no un determinato tipo di sistemi, come quello di self-publishing su Amazon e come quello della pubblicazione di video su YouTube, rischia di andare in crisi, proprio per la natura algoritmica e quindi fondamentalmente senza limiti di quantità di produzione di questo tipo di sistemi. Sì, poi onestamente il problema dei contenuti di bassa qualità c'era già e soprattutto su alcune categorie, quelle, ad esempio, se cercate un video su una destinazione di vacanza, trovate quello magari del vlogger che c'è stato davvero e che vi racconta le cose dalle strade della città che volete vedere. Ma viceversa è pienissimo di video che sono generati con video generati da immagini di stock, video di stock. È ovvio che comunque voleva dire che ci doveva essere una persona che si doveva mettere, magari comunque curare il testo, magari fare il montaggio e poi alla fine lo pubblicava. Quindi stiamo parlando di un ordine di grandezza diverso. Qua l'unica cosa che si può fare è purtroppo probabilmente da una parte affidarsi all'algoritmo e quindi nel momento in cui si spera tanta gente magari inizi a vedere questi video generati algoritmicamente, capisce che comunque qualitativamente, onestamente credo che la differenza si veda. Ecco, quelli che hanno un bounce rate alto, che scappano subito dal video perché magari vengono deprioritizzati. Se sono mediocre ma non pessimi, mediocre e abbastanza soddisfacenti ma non buoni, il sistema si può ingolfare comunque. Ma il sistema non si ingolfa perché se tu il video lo vedi, è quello l'obiettivo dell'algoritmo, qualitativamente mediocre, bellissimo o fa schifo, l'importante è che tu hai portato a casa la visualizzazione. Per loro sì, ma per noi come umanità che vogliamo dei contenuti e dei produttori di contenuti umani che elevino e che migliorino e non che facciano della roba… Le macchine fanno degli ottimi video ricordiamo. Il rischio è questo, dal punto di vista della generazione contro creatività. Il rischio è di avere una quantità talmente strabordante di contenuti generativi abbastanza validi, rischiano di soffocare la creatività e quindi in qualche modo anche rendere, in qualche modo meno disincentivare la produzione di contenuti originali personali. Questo è il discorso. O viceversa, magari lo incentivano invece perché nel momento in cui c'è un appiattimento si è passato. Il problema è la quantità, il problema è che in questi ambienti qui il problema è la quantità. La quantità associata appunto a questa crescente… Stiamo mettendo le basi per una sorta di paradosso di Turing, no? Cioè se l'essere umano non riesce a distinguere in maniera rapida e veloce, poco costosa diciamo dal punto di vista anche intellettuale, tra il materiale mediocre o il materiale comunque generato automaticamente, quello generato da un essere umano, riusciamo, voglio dire, a importanza poi a quel punto? Sì, certo che ha importanza. La mia risposta è certo che ha importanza per quello che dicevamo un attimo fa, cioè per il valore della creatività e del lavoro e della fatica che fa l'essere umano per generare qualcosa di originale e che sia frutto del suo lavoro. Però appunto è diventata… è un po' paradossale la cosa, capito? Perché se tu non riesci a distinguerla… Ma se… allora, se non… Allora, se non riesci a distinguerla non è più un problema, ok? Cioè se… Questo è il paradosso. Se ai tempi di Dante Alighieri la Divina Commedia l'avesse scritta un computer, chi se ne frega? Noi esseri umani smettiamo di produrre contenuti perché abbiamo prodotto delle macchine talmente brave a produrre dei contenuti che d'ora in avanti ci penseranno loro e l'innovazione arriverà da loro. Come questo possa generare una vera arte come la intendiamo noi è molto difficile capirlo, però è possibile perché l'arte non è ripetizione, l'arte è innovazione e è quello che sentono gli esseri umani di ogni epoca in una maniera diversa. L'arte è negli occhi di chi la guarda ancora prima che l'artista. Sì, sì. D'accordo ma non d'accordo. Nel senso, certo, c'è uno scambio, ma sia l'artista che chi la guarda evolve nel tempo e nelle ere e nelle epoche. Se i dipinti di Rembrandt fossero usciti ai tempi dei Romani non se li sarebbe cagati niente nessuno se quello che ha scritto. Non lo so. L'arte è l'espressione della sua epoca ma la sua epoca come differenza dall'epoca precedente. I contenuti generativi nel momento in cui semplicemente ripetono, rimixando, rimischiando i contenuti precedenti come fanno questi modelli difficilmente sono capaci di evoluzione e quindi di seguire l'evoluzione della sensibilità dei popoli nel progredire dei decenni, dei secoli. In cui è difficile pensare allo stato attuale dei sistemi generativi, anche un ottimo sistema generativo che crei qualcosa che noi siamo disposti ad accettare come arte, come produzione artistica, se non come singolo oggetto ma come movimento artistico. Però al di là di quello il problema è oltre, il problema è quello di selezione. Se io ho così tanti, ma così tanti, tendenti a infinito prodotti di una cosa generativa che sono abbastanza buoni per l'utente medio che si vuole informare sul suo prossimo viaggio a Bangkok, c'è ancora modo di far emergere il giornalista professionista che va a Bangkok con un fotografo della Madonna e scrive dei testi e li legge e fa un servizio ultra coinvolgente con una validità enorme eccetera. Ci sarà se il YouTube di turno avrà un algoritmo abbastanza bravo da riuscire a priorizzare questa produzione, questo singolo prodotto di questo essere umano così bravo rispetto a miliardi di miliardi di miliardi di contenuti abbastanza buoni e questo è il punto della situazione. Se non esiste un algoritmo così bravo a riuscire a identificare l'ago nel pagliaio, si inchioda un meccanismo, non avremo più nessun incentivo a diventare dei bravi giornalisti, dei bravi reporter di viaggio che vadano a Bangkok a spendere del tempo perché tanto poi non riesci a emergere in questo mare magnum di contenuti abbastanza soddisfacenti. L'effetto finale è un mare di ovvietà che nasconde le cose originali. Però se ci pensi, mentre tu parlavi io pensavo che lo stesso ragionamento ad esempio può essere applicato alla democratizzazione di internet grazie ai social net. E' vero. Ma tanto chiunque può scrivere allora tutto si appiattisce, allora tutto diventa cacca. E' vero, ma i numeri sono diversi. Ma non è detto che siano diversi perché comunque non credo che ci siano più persone su YouTube che possono postare un contenuto algoritmicamente generativo rispetto a quante persone su Twitter che possono scrivere qualcosa. Il mio discorso è proprio questo Michele. Fino ad oggi abbiamo avuto dei sistemi e degli algoritmi che si sono adattati, non benissimo perché ci sono delle criticità enormi, ma che si sono adattati a questo numero enorme, enorme di contenuti rispetto a 20 anni fa che sono prodotti dal genere umano e che in qualche modo riescono a fare, a fare emergere delle eccellenze. Abbiamo ancora dei sistemi del vecchio mondo che ci aiutano, no? Abbiamo il festival di Sanremo che fa emergere i maneskin che possono piacere o non piacere, è un esempio qualsiasi, è un esempio stupido, è un esempio a caso, ma rispetto a una marea di musica, che ne so, generativa, che copia eccetera, che oggi non abbiamo ancora, per fortuna anche quello. Ma oggi abbiamo 2 miliardi di persone su Facebook. Da domani ognuna di quelle 2 miliardi di persone su Facebook non riuscirà a produrre più un video al giorno, ma riuscirà a produrne 100. 00 al giorno o magari un milione al giorno e a questo punto l'algoritmo riusciremo a farlo evolvere. Non ho detto di no o di sì, ma è un nuovo problema, no? Perché? Ma tu ne fai un problema di grandissima quantità ormai su una scala che prima non era ragionevolmente ipotizzabile, questo è. Il problema dell'IA è quello, l'esplosione, cioè ancora prima dell'esplosione della singolarità, che nel momento in cui diventa più intelligente dell'essere umano, diventa automaticamente infinitamente intelligente, ma ancora prima di diventare infinitamente intelligente dobbiamo preoccuparci che diventi infinitamente produttiva. Vi ricordate? Noi c'era anche il videogioco, la simulazione dell'intelligenza artificiale, che ha il compito di creare, di produrre il numero maggiore possibile di paperclips, di graffette di metallo. A un certo punto divora l'universo, si diventa enormemente efficiente. Perché? Perché il suo compito è solo quello, non diventa né intelligente né niente, ma si diventa, è spietata e ha solo quel compito lì, nel momento in cui diventa, la sua efficienza tende all'infinito, abbiamo una macchina che tende a trasformare tutta la materia e l'energia dell'universo in mollette di metallo, in graffette di metallo. E qui è lo stesso discorso, certo. Auspichiamo di avere degli algoritmi di selezione che riescono a selezionare, come oggi in mezzo al prodotto di 2 miliardi di esseri umani, ci riusciremo? Può darsi di sì, può darsi di no, è la sfida di oggi. Tu cerchi la risposta nell'algoritmo, secondo me la risposta non è nell'algoritmo, la risposta è nel confronto, nel passaparola, nella ricerca delle persone che comunque spiccano e continueranno a spiccare, nei creatori che continueranno a spiccare, anche nel mare magnum dell'algoritmo. Come oggi, ripeto, l'internet testuale, e basta fare una ricerca su Google, è pieno di contenuti generati sia da esseri umani che da intelligenze artificiali, magari non brave come quelle che abbiamo oggi, ma quelle che comunque c'erano un anno fa, hanno generato l'80% dei risultati di Google che oggi andiamo a cercare, soprattutto su determinate categorie. Il Michele è ottimista. Non è che sono ottimista, la mia risposta per me non è nell'algoritmo che deve diventare più bravi, ma negli esseri umani che fortunatamente continueranno a parlarsi tra di loro e farne faccia induscere. Ma se questi esseri umani non vengono esposti, cioè tu nella tua giornata hai la possibilità di vedere N video su YouTube, se i tuoi N video li selezioni in mezzo a un milione di video o 10. 00 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di video, c'hai una possibilità ben inferiore tu e i tuoi colleghi esseri umani di riuscire a vedere quel video che la tua superiore intelligenza selezionerebbe e consiglierebbe ai tuoi amici. E questo è un discorso di soverchiamento dei numeri. Ma sì, ma non tutto il mondo è TikTok, non tutte le piattaforme oggi sono guidate al 100% dagli algoritmi, su Twitter, su YouTube stesso. Ok, tu puoi fare una ricerca e avere migliaia di risultati e capire quello che spicca, che migliore qualità. Io dico Michele è ottimista perché appunto vede ancora una possibilità. Un ruolo per l'essere umano. Un ruolo per l'essere umano, che non sia solo quello di consumare. Io lo spero come Michele, lui lo vede. Io lo spero e me lo auguro, ma lo vedo complicato, lo vedo come una sfida, come una problematica. Il problema è veramente nuovo. È nuovo, esatto. Da questo punto di vista. È nuovo, è nuovo. Quantitativamente nuovo e anche qualitativamente nuovo. Due minuti, ringraziamo i nostri produttori esecutivi direi che ora. Produttori esecutivi, la linfa vitale di Digitalia, la generosità che porta avanti la trasmissione da 15 anni. Noi produciamo e trasmettiamo gratis, vi facciamo accedere liberamente ai nostri contenuti come una trial gratuita di un software. Vi chiediamo per piacere, nel momento in cui Digitalia entra a far parte della vostra routine settimanale, di riconoscere un valore. Se Digitalia dà a voi un valore, mettete un numero, assegnate un numero a questo valore, ci mettete il simbollino dell'euro a fianco e ce lo restituite. Decidete voi quanto, decidete voi ogni quanto e noi in cambio continuiamo a lavorare per voi. I metodi sono molti per contribuire, ve li spiego dopo, dopo che Max ha provveduto a ringraziare i nostri produttori esecutivi. Eccomi qui pronto. Allora, cominciamo con i donatori della modalità innovativa Value for Value, che sono Nicola Fort e Nicola Gabriele Dick. Grazie, grazie ragazzi, pionieri. Abbiamo poi una ricca schiera di perpetual executive producer. C'è un po' un meccanismo quantitativo di riproduzione, ricordo che prima ce n'erano solo, ora siamo ben cinque, noi in realtà un po' di meno perché ci sta un po' di doppioni. Sono tre. Manuel Zavatta con una donazione singola da un euro, Davide Tinti due volte con una donazione singola da un euro per ognuna delle volte e Nicola Gabriele Dick con una donazione singola da 2,01 euro due volte. Adesso te lo spiego, ma è colpa degli algoritmi. I nostri perpetual in qualche modo impostano qualche cosa per ripetere la donazione di settimane in settimana, anche perché Satisfay non permette, almeno con i bottoni che selezioniamo noi di pagamento, di fare dei pagamenti perpetui. E allora chi si mette alla sveglia, chi si mette la nota nel calendario, chi utilizza quell'app di ToDo, chi utilizza quell'altra, ma può capitare che nello scattare di una settimana o non della settimana che siano in ritardo. E allora cosa succede? Che magari una settimana non arriva la donazione di Manuel Zavatta o di Davide Tinti o di Nicola Gabriele e noi lo sappiamo che la settimana dopo arriva il doppione e quindi c'è il recupero. Per cui noi continuiamo a considerarli perpetuale anche se ogni tanto salta una puntata perché sappiamo che poi recupera. Presto detto, motivo per i doppioni. Proseguiamo con la donazione singola da 1 euro di Luca Cipollone e quelle da 2 euro di Alex Vagnotta e 2,02 centesimi di euro di Marco Mandia. Ricordatevi siamo in codice Mandia qui, 2,02. 2,02. Agguzzate il cervello. Edoardo Zini aggiunge una donazione singola da 3 euro e poi inauguriamo la sezione dei donatori ricorrenti, quelli che sono proprio addicted, che danno una donazione ricorrente da 3 euro al mese. Per questa puntata sono Alberto Cuffaro, Andrea Bottaro, Fabio Filsetti, Paola Bellini, scusate il forco agli occhiali, Valerio Bendotti, Giuseppe Marino, Matteo Sandri, Luca Di Stefano, Paola Danieli, Mattia Lanzoni e Giulio Magnifico. Grandissimi, grazie di cuore. Donazione singola di Davide Bellia da 3,21 centesimi di euro. Donazioni ricorrenti da 5 euro al mese di Carlotta Cubeddo, Enrico Deanna, Massimo Pollastri, Alessandro Lago, Antonio Manna, Roberto Basile, Flavio Castro, Paolo Massignan, Antonio Gargiulo, Dardi Massimiliano, Douglas Whiting. Grandissimi, grazie, 5 euro tutti i mesi. Grazie di cuore. Donazione singola da 5,32 centesimi di euro di Carlo Annibale, che dice anche tanti saluti dalla città del Muretto. Grazie ragazzi. E qua è la città del Muretto? È vicino a casa tua. Miss Muretto, non hai mai sentito parlare di Miss Muretto, Max? No, confesso. Vai su Wikipedia. Vado, città del Muretto? Eh sì. Erudirò subito. È una roba storica, ma veramente storica. La so persino io, Max. Eh, ma non capisco. È bello essere aperto alle cose nuove del mondo e anche a quelle vecchie che non sapevi. Allora, donazione ricorrente da 10 euro al mese che inaugura la zona grandi produttori di Marcello Marigliano, seguita da un bonifico ricorrente di 10 euro al mese di Fabrizio Mele. Grazie Fabrizio. E infine, a conclusione della puntata, abbiamo due donazioni singole, immagino, di Nicola P. e Roberto L. una da 15 euro, quella di Nicola, e una da 20 euro, quella di Roberto L. Grazie di cuore, grazie davvero per la vostra generosità. Roberto L. ovviamente, lead executive producer, tutti gli altri, sopra i 10 euro, grandi produttori. Semplice, Satisfay, Paypal, bonifico, un pagamento Bitcoin tradizionale, oppure i metodi del Podcasting 2. , Value for Value, con le applicazioni per ascoltare podcast di nuova generazione. I metodi sono tanti, li trovate anche su digitalia. m, dateci una mano, la vostra generosità è quello che manda avanti la trasmissione da quasi 15 anni, e che, siamo sicuri, continuerà ad accompagnarci noi per il nostro canto. Continuiamo a lavorare per voi. Quasi 15 anni? Tra una puzzata e l'altra, sì. Io mi incasino sempre con le date 2009. L'annetto prossimo. 2009, 2009. L'anno prossimo sono 15, adesso siamo a 14. Ad aprile 14, l'anno prossimo 14. Prendiamo il motorino. Siamo quasi da motorino, sì. Ma, Michele, proprio tu, che sei per la demotorizzazione. Elettrico, motorino. Bicicletta, bicicletta. Entriamo a guardare i film, quelli che si inizia a vedere, mezzo capezzolo. A 14 anni non era solo una questione di motorini. Sempre in ambito di LLM, vediamo sempre di più ambiti aziendali dove viene vietato l'utilizzo di sistemi tipo chat GPT per motivi di apprendimento da questi algoritmi possibilmente di segreti aziendali o di informazioni riservate. Sì, in particolare c'era questo articolo, questo commento di Bruce Schneider. Schneier. Schneier, scusami. Esperto di sicurezza che di fatto l'osservazione globale è siccome uno degli utilizzi che sta prendendo piede di questo tipo di strumenti è quello di aiutare nella generazione di codice è chiaro che, per esempio, uno dei rischi è che se tu utilizzi questi strumenti dando gli impasto brani di codice perché così impara il modo in cui vuoi codificare le cose è molto più facile che ci metti dentro qualcosa che è stato di fatto sviluppato in ambito di segreto aziendale. Ok, stai sviluppando. Anche qui il problema è sempre lo stesso. Questi strumenti funzionano fondamentalmente per esempi. Questa è una cosa tra l'altro molto simile alle modalità di apprendimento umane. Di fatto anche noi apprendiamo moltissimo, nelle fasi soprattutto iniziali della nostra vita apprendiamo moltissimo tramite esempi. Questi sistemi si basano fondamentalmente su questo. La logica è quindi più esempi gli do, meglio è, ma non dobbiamo dimenticare. Ma non solo, perché non è detto che non tutti questi sistemi apprendono dal prompt che gli dai tu. Anzi, molti lo cancellano alla fine della sessione. Ma magari lo cercano poi, fanno scraping sulla rete, no? Sì, ma soprattutto in qualche modo quello che tu scrivi può essere attinente al tuo lavoro. E se il tuo lavoro è lavorare dati sensibili, anche se poi questi dati non vanno, non sono accessibili agli altri utenti che utilizzano chat GPT e quindi chat GPT li può spifferare. Ma semplicemente chi lavora dentro chat GPT può vedere che oggi quelli di JP Morgan stanno parlando, che ne so, della IPO o della vendita di un'azienda e quindi potrebbero fare insider trading o roba del genere. Ma anche semplicemente il fatto che tu per esempio, che so, stai sviluppando un tipo di software particolare che quindi metti dentro dei brani di codice che ti possono poi condurre in quella direzione. Mi ricordo sempre come si era scoperta l'autrice di un romanzo, forse era il diario di un asquillo per bene che era stato pubblicato in maniera pseudonima. Sotto segreto. Questo ricercatore era riuscito ad arrivare a di fatto restringere la possibilità di quale fosse l'autrice a una decina di nomi. Che cosa ha fatto? Ha messo su dei siti internet delle pagine molto semplici, singole, che contenevano ognuna il nome di una delle candidate possibili e il titolo del romanzo, il diario di un asquillo per bene. E non le ha linkate da nessuna parte in giro per la rete. Google però le ha indicizzate. E cosa è successo? Ha aspettato che qualcuno cercasse il nome e cognome e insieme nella stessa stringa il titolo della cosa. Siccome nessuno poteva, perché nessuno aveva fatto ricerche del genere, l'unica che poteva fare una ricerca del genere era l'autrice stessa nel momento in cui voleva vedere se qualcuno sul web l'aveva scoperta. Per cui sono passati alcune settimane o mesi e a un certo punto ha avuto un contatto e ha scoperto che di quei dieci siti una persona era andata a cercare e poi ha visitato quel sito lì. E allora ha avuto la conferma che poi si è rivelato che era veramente lei. L'autrice ha fatto coming out e era una biologa se non ricordo male, qualcosa del genere. Adesso c'è in giro per la rete e se lo cercate sicuramente c'è ancora la licee. Quindi non mettete, questo è un vecchio meme che da sempre diciamo, non mettete sulla rete niente che non vogliate che prima o poi sappia tutto il mondo. Questo vale ancora di più con questi strumenti. A proposito di strumenti è uscito Artifact, i due tizi Kevin Seastrom e Mike Krieger, i due autori di Instagram, i due creatori fondatori di Instagram che sono usciti anche con Dissapori da Facebook in rotta con qualche miliardino. Ma con qualche aggiustamento che rendeva un po' più, devo dire, dolce questo Dissapori. Si sono messi all'opera e hanno creato Artifact che è un sistema di personalizzazione di stream di notizie con sistemi di ovviamente machine learning moderno per cui hai questa applicazione in bianco e nero che l'ho scaricata qualche giorno fa, l'apri, ti chiede la prima volta quelli che sono i tuoi interessi, dopodiché ti fa vedere, ti fa una timeline, un elenco di notizie attinenti agli argomenti che hai scelto ma anche qualche cosa di un po' diverso, un po'… e poi ovviamente l'articolo che ti fa vedere perché parla di tennis e tu ti hai chiesto di vedere il tennis, parla anche magari di qualcos'altro e se tu ci passi un po' più di tempo lui impara che ti interessano questo tipo di argomenti e quindi evolve la raccomandazione delle notizie in base a quella che dovrebbe essere l'aspettativa o l'interesse del lettore. Insomma un TikTok per le notizie, un TikTok per le news. Oppure Google News anche. L'ho installata anche io e onestamente ho visto molta poca differenza rispetto a Google News. Dice di aspettare 20 giorni, che ci mette 20 giorni a diventare veramente bravo, a indovinare cosa ti interessa. Sì ma onestamente poi per l'uso che ne faccio io, sto riscoprendo tantissimo il feed RSS, oramai sono arrivato a seguire circa 130 feed RSS che non è detto che li leggo tutti quanti, tutte le volte ovviamente, ma il fatto stesso di andare a scorrere dei feed e leggere un articolo che non è consigliato dall'algoritmo e da una fonte selezionata è onestamente, personalmente, lo trovo molto più creativo. Ma a prescindere dalla libertà, lo trovo molto più efficace. E' umano anche, è uno dei primi gesti di ribellione nei confronti del robot. Questo ti mette in cattiva luce Michele, il giorno dell'alba della rivolta delle intelligenze artificiali, lo sai che rimane tutto agli atti. Poi adesso che abbiamo anche le trascrizioni della puntata. L'uomo che scorreva i feed, già mi vedo questo titolo di questo romanzo di fantascienza di Storica. Non mi interrompa De Santo che è importante, abbiamo le trascrizioni della puntata integrali, ovviamente non sono perfette ma sono generate dall'intelligenza artificiale. Chi vuoi che le generi, certamente. Le mettiamo sul sito, le mettiamo sull'inkater feed rss, per cui le app un po' evolute, Castamatic dalla prossima rilisa, quasi pronta, ve le farà vedere direttamente in sovraimpressione sul logo, come fossero i sottotitoli di una serie televisiva. E ce l'hanno chiesto, ci hanno fatto notare una mancanza, sono anche ricercabili. Per cui la casella di ricerca del sito digitale di FM adesso cerca anche nella trascrizione delle puntate. La trascrizione non l'abbiamo fatta per tutte le puntate dalla prima, potremmo fare un sistema automatizzato pian piano che le faccia? Vabbè, adesso ci pensiamo. Ci abbiamo lo scritto ma non abbiamo l'audio. Ma fra mica e mezzo gli audio dobbiamo recuperare. Qualunque cosa diciamo. Se uno la cerca sulla casella di ricerca di digital FM la trova, sì. O qualcosa di simile a seconda di cosa dici. Io mi taccio. Tutto quello che dici Max potrà essere usato e verrà usato contro di te. Ma sì, noi vogliamo che le usate contro di noi, lo vogliamo sinceramente. L'FBI vi consiglia di installare un adblocker. Dove siamo arrivati? A che punto siamo arrivati? L'FBI vi consiglia di installare non l'antivirus, l'adblocker. Perché? Perché siccome le pubblicità sono come dire delle trappole per adescarti a visitare siti con fake news, per rubarti dati, malware, allora l'FBI dice che uno dei modi per proteggerti da questo tipo di pericoli è avere installato un adblock. E Google non deve averla presa benissimo. Il problema in realtà è molto quello, è proprio quello, tanti commentatori negli ultimi mesi hanno notato come le maglie di Google sono diventate molto più larghe, perché quando parliamo di advertising online sappiamo le percentuali che passano attraverso Google. In realtà anche quello che passa attraverso altri sistemi è cambiato molto, ma Google fa proprio impressione, perché una volta l'annuncio, l'ad di Google era quasi impossibile che portasse su qualche cosa di disonesto, cioè su un sito che ti installa un Trojan. Oggi è, non dico la norma, ma è diventato molto frequente. E questo ha portato da una parte a questo tipo di consigli che assolutamente hanno senso, ma dall'altra la considerazione è che forse c'è della crisi anche lì, perché se le maglie diventano più larghe vuol dire che la richiesta che ha Google di materiale in qualche modo lecito è più bassa e quindi per fare gli stessi guadagni deve allargare a roba che fino a qualche mese fa avrebbe rifiutato. E quindi mettiamolo vicino ai licenziamenti della Silicon Valley, mettiamolo vicino ai minori fondi disponibili per angel investment, mettiamolo vicino a tutto quello che volete, fa anche questa parte un po' di un momento decisamente di crisi di questo sistema. Anche chi pensavamo fosse come un business, "Oh Dio, il business della pubblicità di Google è la cosa più solida nell'universo", è forse solida fino a un certo punto se hanno dovuto scendere. E poi rischia di essere un circolo vizioso, perché nel momento in cui decresce l'affidabilità fino al punto che FBA ti dice "metti l'adblocker per essere sicuro", è un circolo vizioso per forza, perché Google venderà ancora meno, guadagnerà di meno, avrà meno ancora richiesto e dovrà allargare ancora di più le maglie. Può essere, non lo sarà, ma può essere un accenno di spirale negativa o comunque un meccanismo, un circolo vizioso che tende a degradare. Il rischio c'è però, i numeri di Google sono ancora così alti. Lo sono, ma lo sono con un'offerta ben diversa. Il punto di Google ovviamente è non andare mai sotto, quindi non è tanto quella di non essere irrilevante, ma quanto è quello di crescere ogni anno sempre di più. E quindi a un certo punto devi abbassare l'asticella. Paradossalmente io vedo ad esempio Instagram, che poi è una delle poche pubblicità che non posso bloccare col paywall, è una di quelle che comunque tiene l'asticella un po' più alta. Ma perché? Perché una campagna su Instagram probabilmente costa di più di una campagna di Google. Quindi comunque anche per gli scammer non è così facilmente accessibile o comunque remunerativa. Invece ad esempio io nelle ultime settimane ho visto un notevole abbassamento della qualità su Twitter. Anche lì probabilmente per le stesse ragioni. Ancora probabilmente non al livello di "ti installa il malware sotto". Non è che le clicco dopo, però ecco è un altro post dove ho visto un'iscittificazione, che poi è quella ricerca dell'estrazione del valore del soldo fino all'ultima goccia di sangue. Uno degli articoli più geek che abbiamo letto nell'ultimo periodo, queste sono cose non è che ci sia tanto da commentare ma che mi piacciono da matti, questi qui che hanno trovato un modo per datare le registrazioni in base alle fluttuazioni della linea elettrica. Ogni registrazione digitale oggi subisce le interferenze della linea elettrica in maniera molto bassa, spesso e assolutamente inudibile a un orecchio umano. Ma ogni minima fluttuazione di quella sinusoide a 50 Hz da noi a 60 Hz negli Stati Uniti, si riflette in qualche modo nel segnale audio registrato. Allora questi tizi qui che cosa hanno fatto? Sono andati a prendere lo storico dell'erogazione delle centrali elettriche negli Stati Uniti, e del sistema elettrico negli Stati Uniti, che è tutto registrato e pubblicamente accessibile, e poi hanno fatto un algoritmo che memorizza tutte queste robe, immagino col solito algoritmo a machine learning, e poi analizzando il rumore di fondo e le distorsioni di una qualsiasi registrazione audio, è in grado di dire "sì, è stato prodotto il 5 settembre 2021 alle 4. 2 del pomeriggio", perché è una roba bestiale, sono quelle cose che non hanno senso, ma ha una rilevanza enorme in termini di perizie forensiche, perché poter datare una registrazione audio con data certa, quella registrazione avvenuta in quel momento lì, è una roba pazzesca, pazzesca. Non so se avete qualche cosa da commentare o se avete qualche roba del genere, qualche aneddoto del genere, ma ha colpito molto, ve lo mettiamo ovviamente sulle note della puntata. Si finisce sempre così su Digitalia con i Gingili del Giorno, i regali dei digitaliani per i digitaliani, ovvero segmento dove le voci di digitalia selezionano per voi hardware, software, letteratura, qualsiasi cosa che abbia tenenza digitaliana, che abbia colpito la loro esistenza o stravolto la loro esistenza, colpito la loro curiosità o qualsiasi sfumatura nel mezzo. Max, vuoi cominciare tu? Si, comincio io e mi corriva l'obbligo di gingillarvi con Love, Sex e Web, che è una pubblicazione a partire dalla quale appunto c'è questo webinar il 1° marzo e un libro edito dall'edizioni con tra gli autori il nostro Fiorenzo Pilla, che abbiamo nominato prima, che fanno insieme a due coautrici un'esamina di questa evoluzione dell'utilizzo della rete, del web in particolare, quando correlato con… loro fanno davvero tutto l'arco costituzionale delle possibili applicazioni digitali in questo settore, dalle app di dating al web, inteso appunto come possibili siti che in qualche maniera sfiorano l'argomento o lo prendono di petto. Insomma, vale senz'altro la pena di leggere questo libro, che peraltro è agevole, interessante, scritto per un pubblico ampio, ma sicuramente mirato in particolare ai nostri digitaliani, che ne apprezzeranno fino in fondo tutte le sfumature. Grazie Max, certamente interessante a partire dal seminario di questa settimana. Michele. Allora, una delle comunità più frizzanti che è scelta attiva su internet oggi, credo sia quella del self-hosted, di quello di rinunciare a tutti i servizi delle big tech e avere o il proprio serverino fisico a casa, il bare metal, oppure la VPS da qualche parte in cloud, tutto gestito, installato da se stessi. C'è una comunità nata tantissimo con questi, si sviluppa da lontano sul Reddit, e adesso stanno uscendo altri spin off, tra questi c'è un sito che si chiama noted. ol, che è un sito di notizie per tutto quello, una via di mezzo tra un sito di notizie e un sito di tutorial, per tutto quello che riguarda il mondo del self-hosted. Quindi viene aggiornato varie volte ogni settimana con un tutorial, la notizia di un particolare sviluppo su una piattaforma, ed è in piedi oramai da quasi un annetto, quindi è abbastanza strutturato. Lo trovate appunto su noted. ol, credo abbiano la loro newsletter, hanno il feed RSS, quindi se vi state avvicinando a questo mondo o magari avete già il vostro serverino, ecco vi puoi aiutare ad allungare la lista di progetti come ce l'ho io su Raindrop, che ho la cartella "project starter" che ti allunga 3 km. Grazie Michele, il mondo del self-hosting ci appassiona molto da queste parti, lo sapete bene. Io vi devo presentare due gingilli, perché il primo che avevo selezionato per voi è un gingillus defuntus, Kaji aveva pubblicato questo Universal Summarizer, era un sistema, manco a dirlo, a machine learning, dove mettevi la URL di un articolo, l'indirizzo di un articolo, e fondamentalmente lo digeriva per bene e ti faceva un riassunto, devo dire fatto molto bene e molto ben realizzato, molto fruibile, dell'articolo. Veniva comodo per quegli articoli colossali dell'Atlantic che leggiamo ogni tanto, anche se in realtà è bello e interessante leggerli, perché poi il riassunto ti fa perdere i dettagli che possono essere le cose più belle di cui parlare in trasmissione. Però comunque Kaji l'ha ritirato, era una beta, e entrerà a far parte del prodotto Kaji Search, cioè il motore di ricerca di Kaji, che se non ricordo male è completamente ad free ed è a pagamento, nei prossimi mesi, per cui lo teniamo d'occhio e vediamo che cosa viene fuori. E quindi visto che questo è scomparso vi presento anche questo Ghostwriter, che è un software, un editor di testo per Mac e per Linux, che serve a eliminare le distrazioni fondamentalmente, un editor di testo compatibile anche con Markdown, che vi occupa l'intero schermo e vi permette di focalizzare tutta l'attenzione unicamente su quello che state scrivendo. Il lavoro di scrittura è particolarmente delicato e soggetto alle distrazioni, perché oramai lo facciamo tutto sul computer, ma c'è la paginetta di YouTube, quella di Twitter, quella di Mastodon, eccetera, che ci distrae. Questi sistemi servono proprio a cercare di focalizzare l'attenzione su quello che stiamo scrivendo. E quindi Ghostwriter, insieme a tutti gli altri Gingili del giorno, li trovate sulla pagina di questa puntata digitalia. m/663 Ed eccoci arrivati ai saluti finali, con le raccomandazioni, quelle di portare le orecchiette fresche, cioè le orecchie dei vostri amici, parenti e conoscenti su Digitalia, scoprite come protodigitaliani parlano di argomenti digitali, magari non con la vostra stessa competenza, ma con passione e curiosità e interesse, e beh, ditegli di cercare Digitalia su un'app per podcast o su qualsiasi altra casellina di ricerca in giro per la rete che ci trovano, noi ci impegniamo a farvi fare bella figura per avergli consigliato di ascoltare Digitalia. Direi che per questa 663 è tutto, dall'emistuto Il Goria 1 di Sanremo un saluto da Franco Solerio Dallo studio Cittadino di Avellino un abbraccio da Massimo De Santo E dallo studio di Milano Isola un ciao da Michele Di Maio Ci sentiamo la settimana prossima con una nuova puntata di Digitalia

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