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Lunedì 25 Novembre alle 20:50

742

Difficile da inscittificare

La diretta durante l’International Podcast Day. Wordpress contro WP-Engine. Premio Uber a Larry Ellison. Il NIST contro le regole per le password. Queste e molte altre le notizie tech commentate nella puntata di questa settimana.

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Digitalia #742 - Difficile da inscittificare

Digitalia #742 - Difficile da inscittificare

Settimana del 30 settembre duemila ventiquattro, la guerra di Wordpress, gli annunci dell'imperatore Zuckerberg, furti di auto elettriche, ma soprattutto International Podcast Day. Questa è molto un'altra scaletta per un'ora e mezza dedicata alla notizia, quella digitale, all'italiano. Dall'Emi Studio Libri 1 di Sanremo, qui è Franco Solerio. Dallo studio cittadino di Avellino, Massimo De Santo. E dallo studio di Milano, Michele Di Maio. E buongiorno a tutti, bentornati su Digitalia. Buonasera a chi ci ascolta in diretta. Questa sera probabilmente un pochino più del solito, grazie alla partecipazione all'evento all'interno del Festival Podcasting dell'International Podcast Day. Max, ma che ci facciamo noi all'interno dell'International Podcast Day? Benvenuti innanzitutto a tutti i nostri ascoltatori, vicini, lontani, abituali digitaliani oppure adescati dall'International Podcast Day. E beh, che ci facciamo Doc? Sono 15 anni che qui si fa podcast solo con Digitalia. Tu hai cominciato ben prima e poi, come ti ricorderai, io ero un curioso osservatore del fenomeno fin da lontano 2008. Faccio 20 anni tra un anno, 20 anni di podcasting. Poi potrei ritirarmi. Prendiamo Campovolo o il Circo Massimo? Dai, dai! Insieme, tutte e due Michele. E perlomeno con gli schermoni che ci fanno un po' di. Andiamo con le tenaglie ad aprire e ci appostiamo lì. Podcasting, tanti anni di podcasting e 25 anni, contati male, a parte quello che facciamo noi, 22, 23, 25, dipende da dove. Dipende da dove glielo vuoi mettere. Non si dice così Max. Non si dice così. Ci sono i bambini magari. Dipende da dove vuoi mettere la data. Dove vuoi mettere il segnaposto dell'inizio. Allora, visto che il buon Gaudiano ci ha chiesto di fare qualche cosa per il Festival Podcasting, per chiudere questo International Podcast Day, le dirette eccetera, ci tocca parlare di podcasting. Facciamo gli. Facciamo i meta, facciamo gli. Siamo un po' gli autoreferenziali. No, non necessariamente autoreferenziali. Come sta il podcasting? Come sta? Oramai ha raggiunto la maggiore età, questo giovanotto che si presenta e come tutti i giovanotti che fa, cerca lavoro. Cerca lavoro perché ha bisogno di soldi. Ha bisogno di sostentarsi evidentemente, certo. Funziona? Per ora non troppo. Almeno qui da noi, poi chissà, diciamo i dati in questione. Per Gioroga funziona benissimo. Forse anche per un altro paio di podcaster. E' così. Però dipende ovviamente dalla platea degli ascoltatori, no? Diciamo una banalità, ma è così. Sì, deve essere veramente una platea piuttosto grande per fare dei numeri piuttosto grandi. In generale è facile. C'è chi dice che è facile diventare famosi su internet. Non lo so se è vero, ma ecco nel podcasting è piuttosto difficile. E' veramente difficile avere quella massa critica che ti permette di essere rilevante. E' un po' un paradosso, no? Perché in Italia il podcasting ormai è doganato alla grande. Qualche anno fa dicevi "podcast" dovevi spiegare, mentre invece adesso dici "podcast" la gente capisce. Beh, tanta gente ascolta podcasting in Italia. Le ricerche dicono che non è la maggior parte, però comunque sono veramente tanti. Milioni, amo. Milioni di persone. 17,6 milioni che ascoltano podcast o in generale audio entertainment, quindi inclusi gli audiolibri. Però mi viene da dire che sono tanti e sono in crescita, perché poi non si è ancora arrivati, dal punto di vista delle orecchiette, non si è ancora arrivati a saturazione. Le orecchiette fresche sono ancora fuori e continuano ad arrivare. Il problema forse è la metrica, il successo. Che cos'è il successo nel podcasting? Ma cos'è il podcasting? Che cos'è il podcasting? Lo lasciamo perdere. Potrebbero succedere delle guerre. Cominciamo con le guerre di religione, certo, ma mettiamo un punto lì e andiamo oltre. Ma che cos'è il successo? Perché il successo nel podcasting, in quello che vediamo negli articoli, nella stampa, dai commentatori, sui palchi dei festival dei podcasting, nelle conferenze eccetera, è sempre visto unicamente come il successo commerciale e il successo commerciale che viene proposto come successo magari di un'azienda che decide di investire tot o di raccogliere dei fondi presso degli investitori nella proposta di appunto, nell'idea di costruire un network e creare del successo e allo stesso tempo raccogliere le voci da trasmettere proponendo e invitando al successo anche lì, perché ci sono un miliardo di ascoltatori e noi ti diamo questo e poi il network e poi la pubblicità eccetera. Ed è una metrica, è una metrica assolutamente, è una metrica analoga a tante altre metriche che si utilizzano su web, è una metrica assolutamente commerciale ma non deve essere per forza l'unica metrica del successo, anzi il podcasting non è nato, si distingue proprio dalla maggior parte delle espressioni, delle creazioni di ingegno su internet per essere partito con delle premesse molto diverse, per dare la possibilità a chiunque di costruire, di costruire una propria piattaforma o di trovarla facilmente in ambienti o stati più o meno a pagamento per esprimere le proprie idee, la propria personalità, la propria voce, il proprio ingegno, le proprie creazioni. E il successo appunto non deve essere necessariamente quello economico in termini roganiani o in termini comunque di progetto lavorativo, non dobbiamo lasciare che si allinei l'idea di successo che può avere uno Spotify, un Audible o che può avere uno Spreaker o che può avere un RSS. om rispetto a quello che può avere il podcaster, un appassionato di scachi che crea un podcast sugli scachi, che raccoglie magari tramite uno sponsor personale, tramite gli ascoltatori abbastanza soldi da poter dedicare, che ne so, due ore della sua settimana a creare un qualcosa e raccoglie, dico una banalità, 50 appassionati di scacchi in giro per l'Italia che lo ascoltano, è un modello di successo a mio modo di vedere. Può non essere un modello di successo da presentare a degli investitori per raccogliere dei soldi, per creare una piattaforma perché qui facciamo il business, ma non deve essere quella l'unica metrica di giudizio. Anzi, la forza del podcasting è che continua a esistere e continua a essere forte anche se tante di quelle proposte, di quelle idee, di quegli investimenti sono andati a gambe all'aria o non hanno funzionato granché bene. Più che altro come dire, non deve essere quantomeno l'unica metrica di successo perché se oggi ci possiamo dire che in Italia ci sono 17 milioni di persone che ascoltano podcast, è necessariamente dovuto anche a queste piattaforme, agli investimenti giusti o sbagliati che hanno fatto. Forse qualcuno c'è anche rientrato, non mi viene in mente esattamente chi, ma qualcuno, sono sicuro che almeno uno. L'Italia è un po' complicata per ora, dai. Eh vabbè, comunque anche lo stesso Spotify, ecco. Da questo punto di vista ci vuole tempo, no? Quindi il rischio in realtà è proprio quello, se tu vai in uno dei qualsiasi gruppi per podcaster in erba, la prima cosa che probabilmente ti chiedono è come si fa a monetizzare, la seconda domanda che ti fanno è "però io ho mille ascoltatori e guadagno 10 centesimi al mese dalle pubblicità di Spotify o qualunque siano i mezzi di monetizzazione che oggi ci sono e che noi onestamente non conosciamo, non suono sarcastico, assolutamente non conosciamo perché noi comunque siamo praticamente fondati dai nostri ascoltatori. Raccontando la mia personale esperienza devo dire che appunto, io distinguerei, è chiaro che c'è il discorso appunto della sostenibilità, della durata nel tempo e quindi quando si affronta questo aspetto certamente c'è necessità di un'energia monetaria in qualche maniera, che sostenga le spese, che giustifichi il tempo che ci investi, la professionalità e così via. Però è anche vero che la novità del podcasting è stato proprio quello di incontrare questa voglia di esprimersi e questa voglia di esprimersi con una modalità personale, particolare che in particolare nei giovani devo dire, ancora oggi noi abbiamo fatto l'esperienza della web radio di Ateneo che aveva in fondo una modalità podcasting like, anzi molto simile alla nostra attuale che andava in diretta in certi momenti del tempo ma poi in realtà le singole trasmissioni erano più pensate per una fruizione podcasting like, una fruizione libera, una fruizione da poter fare in qualunque momento della settimana, della giornata facendo altre cose e così via. E lì c'è stato tanto entusiasmo che ritrovo ancora nelle scuole per esempio, adesso questa cosa abbastanza diffusa negli istituti superiori come espressione libera di questa voglia di creare contenuti, di questa voglia di guardare le cose dal proprio punto di vista e di comunicarle. Quello per me effettivamente è successo, è incontrare un desiderio e in qualche maniera è molto bello che questa cosa si rinnovi. Ecco rinnovi, credo che la metrica giusta sia quello, la metrica è quella, la mia deformazione medicale e biologica è quella, è biologica no, quello che sopravvive, quello che vive, quello che si rinnova, che si autosostiene, che in qualche modo continua a funzionare. Se il tizio dopo dieci anni è ancora lì che fa il podcast sugli scacchi con 50, 100 ascoltatori ma è lì ancora dopo dieci anni, o è uno psicopatico o in qualche modo è un qualche cosa che esiste, che funziona, che continua a produrre, qualche cosa che ha valore per cento persone, è un valore, è un valore ed è su quello che noi abbiamo insistito ed è quello che ci è piaciuto quando abbiamo visto le nuove proposte, le nuove idee del podcasting 2. . Giulio Gaudiano ci commenta "Quelli che hanno iniziato a fare il business dei podcast per soldi ci hanno tutti rimesso, ma ci sono anche quelli, soprattutto tra gli indipendenti, che hanno trasformato la passione in lavoro". Ecco, la forza del podcasting paradossalmente è di dare potere all'individuo, nel senso che oggi, non lo so, sarà anche il periodo storico, tra guerre, pandemie, casini, economie che vanno su e che vanno giù, prima soldi facili per tutti, poi soldi che spariscono perché i tassi di interesse salgono di colpo, quello che vogliamo. Però ne parlavamo con Giulio proprio l'altro giorno, gli indipendenti hanno l'agilità, non hanno l'infrastruttura, non hanno i costi per cui anche nei momenti di taglio, nei momenti di difficoltà eccetera, magari devono stringere un po' i denti, ma funziona tutto. Quando hai degli investimenti multimilionari e degli investitori che dicono "e adesso?" si stringe "adesso devono tornare" e non tornano, le difficoltà sono diverse. C'è anche una questione di inventario, di cercare la maggior parte di questi tentativi di creare dei business sul podcasting in termini vecchi, in termini di advertisement, in termini di inserzioni, magari di inserzioni meccanizzate con la dinamica di insertions e meccanismi del genere, venduti a tappeto. Vado da Coca-Cola e gli dico "guarda che nel mio network ci sono 5. 00 podcast che possono fare il caso tuo, mi compri n. 1 per 100. 00 dollari e poi io ti garantisco che il tuo ad sulla Coca-Cola venga ascoltato da 10. 00 persone in Nebraska, 50. 00 nello stato di Washington". E' un modello che funziona, che non funziona, che funziona quando vai a vendere l'ad, ma che poi non continua a funzionare. L'abbiamo visto ridimensionare, io era un po' che non lo seguivo, sono andato a vedere, Leo Laporte è tornato a fare il podcast nello scantinato. Non so se vi ricordate la grandeur di 10 anni fa, costruiamo uno studio enorme apposta solo per il podcasting, facciamo 30 trasmissioni tutte legate al network e andiamo a vendere a Ford, facciamo la pubblicità di Sink My Ride, facciamo la grandeur. Prima si sono usciti da quello studio megagalattico e ne hanno comprato uno più piccolo, adesso è tornato a fare il network da casa sua, come lo chiamava lo Skype Osauro e con gli ospiti collegati. C'è un problema di offerta, quando tu vai a vendere la pubblicità per le riviste, sei un editore e vai a vendere la pubblicità sulle tue riviste o sei un editore televisivo e vai a vendere la pubblicità sulle tue trasmissioni TV o sulle tue radio, hai un bene scarso da vendere. Se tu vuoi fare la pubblicità il giorno di Capodanno in TV, quelle sono le TV, il catalogo è stretto, se tanta gente vuole mettere la pubblicità lì dentro il prezzo sale. Nel podcasting questo non esiste, nel podcasting c'è un problema di sovrabbondanza dell'offerta, è senza limite l'offerta dello spazio tra virgolette pubblicitario, tanto più se poi costruisci dei network attirando i tuoi creators dicendo "eh vieni qua dentro che ti faccio monetizzare, ti faccio vendere, dinamica di insertion, non ti preoccupare" eccetera, è ovvio che ci sono delle dinamiche e dei bilanciamenti ben diversi che fanno sì che quello che dice Gaudiano è giusto, per oggi tutti quelli che hanno adottato quel meccanismo ci hanno rimesso tutti e tanti stanno abbracciando in maniera più o meno diversa l'idea di trovare delle forme diverse, è successo di Patreon di questi anni. Avete letto di Spreaker che ha creato, che ha aperto questo supporters club si chiama, qualcosa del genere, Spreaker è una bella, mi piace Spreaker. Ma sono ancora indipendenti, ancora ha comprato nessuno. Guarda, supporters club si chiama. Era entrato nella galassia di IHeart se non sbaglio, Spreaker, per cui non sono più indipendenti, ma sono abbastanza, li vedo belli agili, sono stati tra i primi a hanno adottato, Podping ad esempio, hanno adottato una serie di proposte. Il founder di Spreaker è italiano, Francesco Baschieri. Sì, assolutamente. Non so se ci vogliono benissimo perché hanno cercato un po' di volte di portarci nella loro line-up e noi gli abbiamo sempre detto sì, ci piace, ci piacete, va bene tutto, ma a noi piace così tanto essere e scriverci il nostro fidele ss a mano e quindi non so come l'abbiano preso le varie volte, ma mi sembra abbastanza amichevole. Poi avevo incontrato, credo, il loro capo degli sviluppatori, forse al festival del podcasting di un paio d'anni fa, non mi ricordo, e avevamo iniziato a parlare del podcasting 2. , li avevo messo in contatto con Dave Jones e avevano appunto, credo che alla fine abbiano importato un po' di funzionalità del namespace e le funzionalità di Podping. Comunque, anche loro supporters club, che è una specie di Patreon nativo dentro a Spreaker, da quello che capisco qua sono modalità di supporto diretto. Sì, anche perché poi, se ci pensate, il podcasting è uno strumento a cui, nel frattempo che ascolti i podcast puoi fare un po' quello che vuoi, però un podcast che è fatto male, un podcast che non è di qualità, un podcast generato dall'intelligenza artificiale, magari tra un po', è un podcast al cui tu non dedichi quel tempo, non dedichi quel tipo di attenzione. Se vedi che si sente male, se vedi che non è interessante, bam, metti in pausa, ti disiscrivi e ciao. Il podcast non è un video su TikTok, è qualcosa di diverso e di conseguenza poi anche la pubblicità, l'ad insertion di cui parlavamo prima, non è compatibile con la qualità e la bontà dello strumento. È difficile da inshittificare, se vuoi, il podcasting. È una bella definizione. Podcasting difficile da inshittificare. Esatto. Vediamo quanto dura però questo. Beh, ma in realtà ci sono dei connotati proprio nativi, finché il podcasting di cui stiamo parlando è naturalmente resistente all'inshittificazione. Bene, magari ne parleremo tra qualche giorno con qualcuno di questa affermazione. Zitto. Niente anticipazione, prima portiamo a casa il… come si dice? La cosa. Ecco. Mettiamo il gatto quando ce l'abbiamo nel sacco. Ecco, perfetto. Vendiamo il gatto. Come era la cosa? Non dire gatto se non lo usiamo. Non dire gatto. Don't say cat if you don't have it in the sac. Perfetto. Quale sac lo vediamo una cosa. Va bene. Visto che si è parlato di podcasting sapete che cos'altro parla di podcasting almeno in un capitolo? L'almanaco digitaliano. L'almanaco, che bello. L'almanaco proprio ci riporta a Leopardi, no? A Leopardi. Eh sì, c'era quella cosa dell'almanaco, come il dialogo tra un venditore di almanacchi. Famosissima. Ok, ok. L'almanaco digitaliano è il libro di digitali, abbiamo provato a fare questo esperimento. Sarà, vuole essere. Anche qui il gatto è il sacco, ricordiamo. Vabbè dai, ormai almeno c'è fuori la coda. Il sacco ce l'ha Fiorenzo Pilla in mano che lo tiene lì, che è il nostro istigatore di libri e cose del genere. E il gatto è un po' come il gatto di Schrödinger, il problema è che il nucleo di uranio, che non si sa se apre o no, la fialetta di cenuro, è nascosta nello studio di Massimo De Santo, che deve produrre l'ultimo capitolo mancante del libro. A consegnare, è incredibile. Ma che scherzi. Allora il gatto è vivo. Sì, cioè non è completamente nel sacco. Però la scatola teniamola chiusa. Ecco, mi sa che bisogna rileggere un po' tutto, però devo dire. Eh dai, ho consegnato. Abbiamo scritto un libro. Ci siamo, ci siamo. Porca miseria, adesso va corretto, va editato, va cosato, bisogna che l'editore non ci mandi tutti a quel paese, però può darsi che si possa essere un bel regalo di Natale per voi stessi digitaliani e per i protodigitaliani che amate in famiglia. Può essere anche una cosa da collezione, perché i casi sono due. Potrebbe essere il primo di una lunga serie e come tutti i numeri 1 acquista un valore, ma il numero 1 di Nathan Ever quanto vale oggi? 2 mila, 3 mila. Perfetto, per cui potrebbe essere il numero 1 di Nathan Ever, oppure potrebbe fare un flop o per qualche motivo decidiamo di non farne mai più. E potrebbe essere il numero 1. Un numero unico. E quindi ragazzi, non potete non comprare, vi diremo quando sarà pronto il nostro Giulio. Ci dice che anche lui lo vuole regalare. Jules Enzoid che ci dice che ci ascolta solo perché c'è Max, ci chiede ma quando esce l'almanacco me lo devo fare regalare per Natale prima che la mia compagna compri altro. Non lo sappiamo, non abbiamo ancora la data precisa di uscita e perché c'è ancora un po' da lavorare, ma l'idea era quella di partire per tempo. In modo che fosse una strenna. Per pronti. Una strenna Natalizia. Dai, è bello, una strenna Natalizia, no? Ti piace il regalo? No, no, è bellissimo. Sì, sì, per carità. Sì, la strenna. È un po' scarso vocabolario italiano recentemente. Ma no, ma no, noi cerchiamo di ringiovanirci per non sembrare così grigi come come la carta d'identità comincia dopo appunto 15 anni rotti di podcasting eccetera a segnalare e tu ci trascini. Ma noi compriamo tutto l'arco istituzionale. Tu ci vuoi trascinare verso un boomerismo senza. Ok, boomer, devo aprire una rubrica come ha fatto, non mi ricordo più come si chiama. Michele Serra. Michele Serra su Pol Post. Ok, boomer e quindi. Vabbè. Non sono solo chi investe nel podcasting che cerca di tirare acqua, tirare ascoltatori, tirare creativi eccetera, cioè che cerca di far funzionare il suo business, ma abbiamo una notizia carina, simpatica su Engadget, un coverage sui theaters, che sono le, non sono i teatri, ma sono le sale cinematografiche, che questa catene, queste catene di cinema americane e canadesi che hanno fatto conto di investire nei prossimi due anni 2,2 miliardi di dollari per cercare di trascinare di nuovo la gente a vedere il film. Un approccio parrocchialike. Ok. Non so se ci hai fatto caso, è che la parrocchia c'ha l'oratorio. Certo. Quindi si fa. Il don. Esatto. E loro i teatri invece hanno detto che facciamoli, mettiamo una bella sala in cui si può giocare a ping pong, si può giocare a tennis, si possono fare videogame, così la gente viene, si intrattiene e poi va anche al cinema. Ok, qui parlano di sale da pickleball, che da quello che capisco è una specie di paddle, e parlano di ziplining, sapete cosa sono le zipline? Tu scivoli su questa corda d'acciaio, cosa che io non potrei fare mai comunque. Che fanno sempre zzzzzzzz e ogni tanto finiscono con un paff. Va beh, quelle robe lì. Però dicono che devono investire anche in nuovi schermi, nuova variegatura. Le poltrone, le poltrone. Però il succo dell'articolo è anche il fatto. Fare film migliori no. C'è l'unica cosa che non è espressa qui. Va beh, quella non è colpa delle sale cinematografiche. Invece sì, sono proprio loro che dovrebbero finanziare, metterci più soldi eccetera. Ma questi stanno con le pezze al culo. Quello è il problema. Devi investire dai, devi investire. Certo. Quello che diceva, con lo stesso tono, l'ultimo manager di Blockbuster, prima che fosse cacciato dalla porta dal curatore fallimentato. Credo che lui dicesse "Devi investirmi, devi investirmi". Così più o meno sì. Però loro dicono in realtà che c'è un ritorno delle, cioè tutti questi investimenti e sì perché vengono da un momento non ottimale ma in realtà c'è positività per il futuro. Pare che le persone con questi stanno per venire tornando nelle sale. Certo, certo. E a bere il tè nelle sale da tè, a fumare il sigaro nel fumo Archer. Nelle sale da sigaro. Anche qui possiamo citare la poesia che citare Pasquali fa. La cavallina Oscar. Leopardi. Cita di qualche trapper o qualcosa del genere. Ma che devo fare? Basta con Pasquali e Leopardi. Basta con Pasquali e Leopardi. Ma come basta con Pasquali e Leopardi? Guarda che è un bel podcast su Pasquali secondo me. Ma sì, fallo, fallo. Facci sapere, facci sapere. Quando sei pronto tu dicelo che ti facciamo la pubblicità, non ti preoccupare. Va bene, va bene. Magari ti troviamo anche gli inserzionisti, tu non ti preoccupare. Ok. Ok. Wordpress. Parliamo di Wordpress. C'è il nostro amico The Messi Wordpress Drama. C'è il nostro amico Matt Mullenweg. Tutte le volte mi incasino. Mullenweg o Mullenweg. Tutte le volte perché quante volte hai pronunciato Mullenweg. Wordpress da sempre. Wordpress io lo dico sempre. Wordpress è lui. Wordpress è matto, non c'è niente da fare. Noi lo chiamiamo Matt, mica Mullenweg. Esatto. Quando lo sento lo chiamiamo Matt. Ciao Matt, come va? Matte è un po' matto. Dai, racconta. Allora, appunto è una di quelle storie abbastanza complicate fatte di sotterfugi, di cose successe. Tutte in realtà nasce quando Matt è andato alla convention di WP Engine. Cosa è WP Engine? Non era la convention di WP Engine. Non era la convention. Sì, sì, era una cosa del genere. Io l'avevo intesa così. E insomma, cosa dice? Va un po' a casa di WP Engine e un po' ne parla un po' malaccio. Comincia a dire che WP Engine un po' sfrutta quello che è il concetto open source di Wordpress. Dice che sfrutta poi anche i consumatori, i suoi clienti, perché poi nel frattempo WP Engine aveva tolto dalla versione Wordpress che distribuisce, che fa hostare sui suoi servizi la possibilità, se non sbaglio, di aggiornare i contenuti. Insomma, aveva fatto un po' di incittificazione di Wordpress. Allora, prego, mettiamo un po' d'ordine. La convention è WordCamp. WordCamp è una convention su tutto quello che gira attorno a Wordpress e non WP Engine. Tutta la cosa viene incasinata molto dal problema della nomenclatura. Ci sono più entità che si chiamano tutte in maniera simile. Matt Mullenweg ha sviluppato… Però era sponsorizzato da WP Engine. Tra gli sponsor c'era WP Engine, certo, che è una delle attività che fa. Allora, Wordpress è un sistema di pubblicazione di blog inizialmente e poi di siti internet in generale e di siti anche di e-commerce open source sviluppata da Mullenweg che esiste oramai da 20 anni, direi. Da più di Digitalia, pensate un po'. Infatti Digitalia gira, il sito di Digitalia gira su Wordpress da sempre. Quello di Rockcast Italia girava su Wordpress, anche quello. E oggi si conta che una percentuale enorme di siti internet presenti su internet girano su Wordpress. Per cui è una roba di rilevanza globale, mondiale. Wordpress è open source e viene gestito attraverso una entità non a scopo di lucro che si chiama Wordpress. rg di cui Mullenweg è presidente. Tante aziende possono utilizzare, essendo open source, da licenza questo software per inserirlo dentro le loro proposte di hosting. Tu vieni da me, non vuoi affittarti un server, installarti tu Wordpress, mantenerlo tu, tutto quello che vuoi, vieni da me e ti trovi già Wordpress installato con la sua interfaccia per permettere i tuoi documenti, i tuoi testi, i tuoi video, quello che vuoi e mi paghi una fee di 5 dollari, 10 dollari, a seconda del tipo di contratto dello spazio in cui hai bisogno. Benissimo. Wordpress stessa ha un suo ramo che fa da questo servizio e si chiama Wordpress. om, esatto. E lì è un primo problema di confusione, si chiama sempre Wordpress, è sempre di Mullenweg, è nato da una costola di Wordpress. rg ma è una cosa indipendente, a scopo di lucro, che si chiama Wordpress. om, per cui come succede… Che è sotto Automatic, che l'azienda si chiama Automatic, Automatic è l'azienda, è l'alfabeto di Google, no? Esatto. È il contenitore. E la scatola in cui c'è l'altra scatola. Dentro Automatic c'è Wordpress. om, il ramo commerciale di Wordpress che vende l'hosting eccetera, c'è Pocketcast, per esempio se ascoltate i podcast con Pocketcast, da qualche anno è proprietà di Automatic anche quella. Benissimo, per cui le due facce, ma nel mondo dell'open source è molto molto frequente che chi sviluppa un software open source poi cerchi di avere un ritorno economico fondando una ditta parallela che offre supporto o che offre supporto, servizi a pagamento relativi a quel software. Benissimo. Wordpress. om, il ramo commerciale, non è l'unica azienda al mondo che propone servizi di hosting basati su Wordpress, perché essendo open source può essere utilizzato da chiunque altro nello stesso modo e tante aziende lo fanno. Una di queste è WP Engine. WP Engine, anche questa, crea un po' di confusione perché? Perché anche quella ha WP nel nome, Wordpress, WP Engine, Wordpress Engine sarà sempre la stessa roba più o meno e quindi qui tutti pescano un pochino nel torbido. Ok. E invece è controllata da una società di venture capital che si chiama Silver Lake. Non sono sicuro sia venture capital, anzi non è di venture capital, è un fondo, è un fondo di investimenti, quindi non è un venture capital che ha messo del grano sperando di guadagnarci, ma è un fondo che quindi investe, ha comprato, pretende di guadagnarci, è molto diverso, è un fondo di private equity, è una cosa un po' diversa. È un grosso concorrente, WP Engine è uno dei più grossi, non è grosso come Wordpress. om ma probabilmente è uno dei principali concorrenti. A Mullenweg, WP Engine sta sulle croste perché i cattivi dicono "perché gli fa un sacco di concorrenza a un giro d'affari di WP Engine di decine e decine di milioni di dollari all'anno". L'avevo letto, mi sono dimenticato la cifra, ma gli hanno chiesto mi sembra il 5% come tassa e ammontava a una decina di milioni di dollari, per cui potete immaginare il giro d'affari. WP Engine sta sulle croste a Mullenweg anche per il fatto che ha delle pratiche commerciali non correttissime, con tutti degli strumenti che poi consistono in modifiche al codice di Wordpress e all'installazione di Wordpress proposta ai loro clienti, modifiche che sono lecite dal punto di vista legale perché è open source, lo prendi, lo scarichi, lo modifichi e lo usi come vuoi. Ma dal punto di vista etico sono opinabili perché sono tutte modifiche che cercano, tendono a fare lock-in, cioè una volta che tu hai iniziato a hostare il tuo sito su WP Engine hai delle difficoltà a portarlo fuori, e una serie di funzionalità disabilitate, tra cui quella della editabilità, della history, delle modifiche che in qualche modo WP Engine per una serie di motivi, prima di tutto perché fanno aumentare i costi di hosting, per cui i costi di WP Engine e quindi diminuire i loro guadagni e WP Engine le disabilità. Quindi c'è questa diatriba che nulla ne venga detto, ha iniziato a dire "ragazzi voi dovete dare di più, il mondo dell'open source funziona se tutti quelli che usano un determinato progetto danno indietro, Wordpress. om e WP Engine guadagnano più o meno uguale vendendo servizi sullo stesso prodotto che è Wordpress, Wordpress restituisce all'ambiente open source in termini di lavoro 4. 00 ore alla settimana di codice uomo, cioè sulla repository, su GitHub, i dipendenti di Automatic e di Wordpress. om risultano attivi per 4. 00 ore alla settimana, quelli di WP Engine per 40 ore alla settimana, c'è un rapporto di 1 a 100, dice questa cosa qui non va bene, non è etica, dovete dare qualcosa indietro, per cui d'ora in avanti o vi impegnate a dare indietro in termini di risorse, di lavoro e di collaborazione per questo, oppure vi chiediamo una tassa del 5%, era del 5%, una pledge, un impegno che lui chiede appunto alla società che sfruttano poi il prodotto open source Wordpress. Se non lo fate sono dolori e i dolori consistono nella causa per l'utilizzo inappropriato in maniera truffaldina del nome WP nel nome dell'azienda, anche se WP non è un copyright di Wordpress, mentre Wordpress, Automatic eccetera sono una serie di WCommerce che è il plug in di commercio, anche quello è nelle proprietà di Wordpress. om, mentre WP no, però ci può stare che in una causa ci si aggredisca dicendo che si genera confusione e soprattutto se non mi date retta io questa cosa la porto pubblica alla convention e vi faccio un mazzo così, vi faccio fare brutta figura. Tira e molla di qua e di là e alla fine il tizio è andato sul palco, ha fatto un dissing bestiale del concorrente e ora sono per carte bollate. Esatto, adesso quelli che ci guadagnano sono i soliti avvocati che sono lì che si stanno scambiando un po' di letterine a un certo punto automatico, anzi Wordpress. rg ha bannato WP Engine nell'accesso alle sue risorse, quindi si è passato poi anche alle carte bollate al picchiarsi. Sì, perché l'altra cosa fondamentale, poi ognuno si fa la sua idea su chi abbia ragione, chi abbia torto eccetera, ma Wordpress. rg controlla anche la repository dei plug in. Wordpress funziona molto bene ed è molto utile perché è customizzabile all'infinito tramite miliardi di plug in che sono sviluppati da chiunque ma che sono tutti hostati su un'unica piattaforma che è sotto il controllo di Wordpress. rg. E di default, quando tu ti installi Wordpress, se vuoi andare a cercare dei plug in, installare i plug in e poi aggiornarli, la tua installazione Wordpress parla con la repository di Wordpress. rg. Ma l'Envega ha fatto disabilitare da Wordpress. rg l'accesso alla repository dei plug in delle installazioni di WP Engine e quindi tutti i clienti di WP Engine si sono trovati da un giorno all'altro nell'impossibilità non solo di installare nuovi plug in ma anche di aggiornare quelli esistenti con problematiche rilevanti perché il plug in può essere aggiornato per motivi di sicurezza, per un bug, perché con la versione nuova del sistema operativo per esempio non funzionano più o cose del genere. Quindi è un danno estremamente rilevante. Ovviamente, apriti cielo, da una parte ci sono i puristi dell'open source che dicono la questione morale. Questi qui guadagnano non 100 dollari ma miliardi su miliardi e alla fine fanno i soldi per un fondo di investimenti, non per la cosa più simpatica che esiste sulla faccia della terra. Dall'altra ci sono quelli che dicono sì, però questo tizio qui ha troppo potere, non esiste che per una questione commerciale della sua azienda commerciale faccia implementare dall'azienda invece quella open, quella no profit, un bando, un ban nei confronti del suo concorrente. Insomma avete capito. Penso che l'abbia sbloccati poi. Dopo li ha sbloccati, sì. È durato poco, era stata una specie di gesto simbolico che però ha scatenato tutte queste discussioni complicate. Si intrecciano gli aspetti, non c'è una semplicità di interpretazione. No, però ci può essere quello che c'è, quello che c'è è un pericolo per WordPress come prodotto e per il mondo dell'open source in generale, perché questo tipo di situazioni che spesso sono nelle mani di comitati, ma dove magari il fondatore o il maintainer principale ha l'ultima parola o comunque ha una posizione molto dominante, può rendere meno appetibile, può raffreddare un certo tipo di atteggiamenti nei confronti di questo tipo di software che no, ma io mi metto nelle mani, sviluppo tutta la mia piattaforma, ho il mio business, c'è una cosa, è open, è figo, perfetto, posso prima modificarla, eccetera, sì, ma se costruisco un business e poi per le bizie di un tizio che diventa matto di colpo, a torto o a ragione, mi tocca poi fare marce indietro, perdere dei soldi, perdere dei clienti o cose del genere, beh, immediatamente quel tipo di software diventa un po' meno appetibile. Un motivo in più, un ostacolo in più, che non sarà insommortabile, ma è comunque un minus. Sì, diventa poi quello per cui sono nate le comunità open source, un po' come il detto "convinci il tuo nemico oppure vivi abbastanza da diventarlo", ecco, in questo caso è un po' quello. Il controllo di una persona alla fine non è tanto diverso da quello per cui sono nate le comunità open source, ossia decentralizzare questo controllo. A volte però la decentralizzazione può essere traumatica, no? Perché quella è la situazione, mettiamo che Mullenweg impazzisca completamente, non diarete ai suoi avvocati e si lanci in un'intifada bestiale nei confronti di VPNG e cose del genere, la soluzione è quella, è il fork, no? Certo. È il fork, qualcuno, la community dice "questo è matto, noi ci forchiamo Wordpress 2". Certo, ci facciamo i nostri repositori di temi e plug-in e ne facciamo il nostro palle. Però si indebolisce parzialmente la cosa, si indebolisce il brand, si indebolisce l'attività, insomma, no? E molte, forse tutte, le community open source corrono lo stesso rischio. Nel kernel di Linux, una release del kernel di Linux, qualcosa succede senza che abbia l'imprimatur di Linus Torvalds? Non so, chiedo, non sono mai stato completamente addentro, ma in questo momento seguo molto poco, ancora meno di un tempo, le vicende, a meno che non vengano fuori notizie di particolare rilevanza digitale, di persona, ma ho sempre l'impressione che anche lì ci sia un capo. E' un capo buono, un dittatore benevolo, eccetera, ma se lui dice no, secondo me no. Poi fatevi il fork, ma forcati tutta Linux e convinci tutto il mondo che Decentux è migliore di Linux, perché è un fork con un capo più benevolo e meno matto di quello precedente, ma non lo so, vabbè. Beh, comunque voglio dire, stiamo parlando di una cosa che è connaturata con gli esseri umani, no? Alla fine se tu sei quello che ha dato, che ha fatto la leadership di un'espressione, appunto, open source, che quindi nasce in quel modo, però… Che poi ci picchiano? Vabbè, ormai si sono abituati alla mia pronuncia, purtroppo è quel che è. Poi non mi riconoscono neanche più, hai capito? Io ci provo, è open source, open sorich, open sorich, ok? Open sorich è un'altra cosa. Open sorich. Vabbè, dicevo, a quel punto tu, diciamo, il problema, la tentazione è sempre quella, no? Tu hai investito tantissimo tempo e sei diventato, come dire, quello che comunque ha creato una cosa che ha un successo mondiale, appena detto, addirittura siamo al 43-44% dei siti web che vengono realizzati con quella piattaforma, ti viene la tentazione di monetizzare, ti fai l'azienda, nello stesso tempo… Beh, la tentazione… Stai scherzando? A quel punto è chiaro che comincia questo strano miscuglio tra quello che era lo spirito originale della comunità, che è quello di lasciare quel prodotto a una collaborazione, eccetera, eccetera, eccetera, e poi subentrano le logiche di concorrenza, no? Ha tentato una moral suiation, no? Del tipo, appunto, guardate che ci dovete dare lavoro in cambio, ma in fondo questa cosa qui, appunto, è puramente etica, non c'è scritta da nessuna parte, nemmeno nella licenza del, come dire, nel modo in cui è stato licenziato il prodotto open source. Sì, sì, ma attorno all'allure, al mondo dell'open source c'è di più che la lettera pura della licenza. Il mondo open source funziona perché in giro per il mondo miliardi di sviluppatori indipendenti o dipendenti da aziende mettono il loro lavoro, i frutti del loro lavoro dentro questi repository, per un qualcosa che va al di là della mera lettera della licenza di utilizzo open. Ed è una questione etica, proprio etica. E questo tipo di comportamenti, sia quello di VP Engine, sia quello di Mullenweg, non tradiscono probabilmente la lettera legale, ma tradiscono molto lo spirito etico, ecco. Ma infatti io credo che oggi il problema dei grandi progetti open source non sia tanto quello del padre Pradolone. ChatGPT mi dice che Thorvalds fa un po' da coordinatore dei vari subsystem del Kernel e non ha diritto diretto. Non lo so, questo ChatGPT non lo dice. Da quando ci fidiamo di ChatGPT? Da moltissimo. Non ho detto che mi fido. Perplexity mi dice che Matt Mullenweg ha un patrimonio di 400-420 milioni di dollari al 2024. Ecco non male, non male. Ma questi più son ricchi e più buoni. Il problema sono proprio le grandi aziende che oggi dedicano ore uomo ai progetti open source, ma non per scopi etici ma quanto per avere priorizzate le loro priorità a livello di sviluppo. Nel momento in cui Microsoft appunto dona, tra virgolette, ore uomo, centinaia, migliaia di ore uomo a un progetto, diventa poi anche difficile come dire digli di no quando vuole una determinata feature in quel progetto stesso. Ecco, diciamo che credo che sia più quello il problema oggi. Lo è, lo è certamente. Vi ricordiamo che Digitalia è un progetto value for value a proposito di monetizzazione di contenuti indipendenti. È un gentleman agreement, un patto tra gentiluomini. Digitalia viene distribuito gratis perché il podcasting è nato così e uno dei modi per farlo funzionare, farlo diventare una creatura viva che si automantiene economicamente, è appunto quello del value for value. Come un software, come una trial gratuita, viene distribuito gratuitamente e vi chiediamo volontariamente di contribuire economicamente, di dare indietro value del valore al valore che percepite dalla trasmissione, dalla creatura che vi mettiamo tra le orecchie settimana dopo settimana. Un'ora e mezza di informazione, di intrattenimento, se l'ascoltate una volta è gratis, se l'ascoltate due volte è un assaggio ulteriore gratis, il terzo va bene anche, dal quarto il nostro gentleman agreement dice mettetevi una mano sul cuore e l'altra sul portafoglio, pensate a quanto vale il frutto di questo lavoro, quanto vale l'idea che possa continuare a esistere, a funzionare, a arrivare nella vostra app per ascoltare i podcast settimana dopo settimana per i prossimi anni. Considerate che se oggi potete ascoltarlo è perché per 15 anni qualcuno prima di voi ha fatto la stessa cosa, si è messo una mano sul cuore e l'altra sul portafoglio e ha deciso per me, un'ora e mezza di trasmissione alla settimana valgono un euro alla settimana, 5 dollari, 5 euro al mese, un bitcoin ogni 10 anni, quello che volete voi, ogni quanto volete voi. I metodi sono facili, bitcoin on chain, satispay, paypal, bonifico bancario, siamo aperti a ogni possibilità e le metodiche ovviamente del podcast in 2. , value for value, con le applicazioni di nuova generazione che lo supportano, se non le conoscete andate su newpodcastapps. om e le studiate un pochino tutte. In cambio noi continuiamo a lavorare per voi settimana dopo settimana e vi ringraziamo pure in trasmissione e vi diamo diritto, potete metterlo anche nel curriculum, noi siamo pronti a darvi referenze al titolo di produttore esecutivo. E i produttori esecutivi vanno ringraziati, Max ci pensi tu a ringraziare i nostri produttori esecutivi per questa settimana? Come sempre eccoci qui pronti per ringraziare innanzitutto i nostri value for value streamer, F. Trava, Paolo Bernardini, Ragnar, Nicola Fort, Guido Boldringhini, Nicola Gabriele del Popolo, Luca Taxe, Michele Damilano, H. Gritta, Roberto A, Arzi Gogolo, Idol Fellow e un boost finale di Pupogo, grazie Pupogo che ci manda anche il braccino col muscolo e l'applauso con le mani, braccino nero e applauso giallo, fantastico. Siamo poi ai nostri Perpetual Executive Producers che sono quelli che ci fanno la loro donazione fissa ogni puntata senza esitare e che addirittura lo fanno scientemente senza nessun automatismo. Sono Manuel Zavatta e Giuliano Arciniotti con la loro donazione singola da un euro, Davide Tinti con quella da due euro e Nicola Gabriele del Popolo che questa volta ne ha due evidentemente per qualche motivo. Ecco lui si fa anche i recuperi, donazione singola da tre euro di Ruggero Todisco, donazioni ricorrenti da tre euro al mese di Riccardo Peruzzini, Luca Di Stefano, Nicola Bisceglie, Giuseppe Marino, Mattia Lanzoni, Paola Danieli e Giulio Magnifico, donazione ricorrente da 3,21 centesimi di euro di Elisa Emaldi e Marco Crosa, da 3,36 centesimi di euro di Nikita Vitrenko, quello non è un messaggino ma è Nikita quindi c'era la firma, nel campo messaggi c'è la firma. Poi abbiamo una donazione singola da 5 euro di Christian Tosi per seguire le donazioni ricorrenti da 5 euro di Stefano Augusto Innocenti, Mirto Tondini, Douglas Whiting, Daniele Corsi e Roberto Tarzia Oterzi, grazie a tutti e infine con grande gioia saluto l'amico Maurizio Galluzzi che è anche il lead producer della puntata con una donazione ricorrente da 10 euro. Grazie Maurizio e grazie a tutti i produttori esecutivi, ragazzi Digitalia va avanti grazie a voi per cui la vostra generosità ha creato questa puntata di Digitalia e le 741 prima di esso. Continuate a darci una mano, noi ci impegniamo, continuiamo a lavorare per voi in settimana studiando e seguendo la roba digitaliana, se volete anche partecipare su Slack, sulla nostra chat si chiacchierà tutta la settimana di quelle cose lì, potete attaccarvi al bocchettone su Mastodon come l'account @digitalia_bc @mastodon. , è possibile? Me lo ricordo bene? Non mi ricordo se l'abbiamo messo sui social o no? Ce l'abbiamo nei commenti, comunque è un account di Mastodon dove arrivano tutte, tutte, tutte le notizie che leggiamo e che prendiamo in considerazione, possono essere utili se volete informarvi tanto, tanto, tanto, tanto o se anche volete solo farvi un'idea di quanto lavoriamo in settimana, non solo lunedì sera quando registriamo, per prepararci per la trasmissione digitali @digitalia_bc @mastodon. ocial. Ok, era rimasto un po' in là la casellina con i contatti e tanto che non vediamo i contatti possiamo darveli, ve li diamo un pochino più tardi, intanto andiamo avanti, salutiamo Esther Memeo che ci iscrive, grazie per questa bella puntata, grazie a te, grazie a te e a tutti quelli che hanno lavorato e che lavorano alla realizzazione del festival del podcasting. Abbiamo notizie dai nostri amici del cuore, Michele chi sono i nostri amici del cuore? Fosse stato qualche, qualche anno fa, potevamo andare da Lio Laporte e farci fare This Week in Piracy Shield perché oramai sta diventando, dovevamo fare anche una sigletta per gli aggiornamenti del Piracy Shield che credo che sia importante comunque tenere l'attenzione vita. Ci avremo tra gli ascoltatori, ragazzi quando diciamo time, talent and treasure arriva il vostro time quando spendete del tempo per lasciarci una recensione su Apple Podcast o dove volete e va benissimo, il vostro treasure quando ci mandate i vostri dindini che sono fondamentali perché tutto gira attorno ai dindini in questo mondo per quei cosi, quando diciamo treasure possono essere proprio queste le occasioni, scusate talent, ecco se il vostro talent è creare, siete musicisti, aspiranti più o meno, vi dilettate con Fruity Loops, Reason, Logico, quello che è, poi Game Boy, ecco una bella sigla per le rubriche ricorrenti tipo quella Piracy Shield, noi la mettiamo in trasmissione, vi diamo full credits ovviamente e anche quello potete metterlo in curriculum. Comunque Michele, scusa l'interruzione. No ci mancherebbe, raccontaci le ultime novità. Le ultime novità, avevamo già detto che la versione 2. del Piracy Shield era in elaborazione in quel di Roma, non è stata ancora approvata però l'ultima notizia è che sono stati però approvati degli emendamenti promossi da Forza Italia, che alcuni possiamo dire mettano una pezza, qualcuno forse la pezza la tolgono, comunque di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del fatto che i blocchi non saranno più necessariamente perpetui, ma sarà possibile sbloccare un dominio o un indirizzo IP nel caso in cui non ci sia più la necessità, ossia non venga più visto che viene fatta attività illecita su quel dominio, su quell'indirizzo IP. Poi chi lo debba fare, cosa vuol dire? Come si fa a rilevarlo? Come lo si fa a rilevare, chi lo deve rilevare diventa molto fumoso. Altre cose che prevedono questi emendamenti è il fatto che adesso anche i fornitori di VPN e altri servizi come i DNS, anche se non hanno sede in Italia, devono comunque sottostare ai blocchi del Piracy Shield, quindi Google e Cloudfair, diciamo che stanno guardando, anzi il Parlamento sta guardando voi. E poi qual era l'altro tema? Che t'arrestano. Esatto, che t'arrestano, che però t'arrestano non più se venivi sospettato di attività illecita, ma quando questa attività illecita viene provata, grazie a Dio, voi gli dite "siamo ancora in uno stato di diritto". E' relativo alla denuncia, ti arrestavano se non denunciavi. Quindi c'è l'obbligo di delazione. L'obbligo di delazione che prima era sensazione, c'era la delazione a sensazione, invece adesso c'è la delazione con certezza. Cioè se qualcuno riesce a dimostrare che tu avevi la certezza del comportamento illegito, non l'hai segnalato t'arrestano. Complimenti, in Italia si fa sempre delle leggi facili da applicare. Ma l'importante è che si è fatto una legge, Franco, perché se si fa una legge almeno dai ci abbiamo provato, almeno ci diamo la bella medaglia, una medaglia di partecipazione. Qui sono sempre due le problematiche che non vengono affrontate per niente, né da chi scrive queste leggi, né da chi commenta, in questo caso l'articolo è su D-Day. La prima è questo continuare a non focalizzare questo concetto che non c'è un'univocità tra un indirizzo IP e una persona e un criminale. E' come se a un certo punto commettono una rapina in banca con una punto rossa e dal giorno dopo tutti quelli che hanno la punto rossa non possono più andare in giro con la macchina perché basta. Ma vuoi mettere quante rapine in meno? Certamente, però è assolutamente il tipo di intervento, il tipo di idea che si fa in uno stato di polizia. Però va bene, questo non è uno stato di polizia, ma come tante altre democrazie occidentali stiamo cercando di assomigliargli il più possibile. Il secondo, e che la mia lamentazio è non solo nei confronti di chi scrive queste leggi, ma di chi le commenta in Italia, non tutti, ma la maggior parte, è che questi sono precedenti gravissimi in termini di limitazione. Si sta dicendo che un privato o una serie di privati per avere, nell'avere un interesse economico che può essere danneggiato da un crimine, possono avere installato un pulsante che automaticamente commina una pena prestabilita al presunto autore di questo crimine. Ed è una cosa terrificante, è una cosa al di fuori di qualsiasi concetto che ispiri i nostri codici e i nostri sistemi giuridici. E' come dire che il panettiere può uscire con la pistola, quando vede uno che ha rubato un panino nella sua panetteria, può uscire con la pistola e sparare le gambe di quello che ha mangiato il panino, oppure prenderlo, arrestarlo, chiuderlo in cantina e dire "adesso tu stai qui tre mesi perché così non mi rubi più le pagnotte". Ma non è meno sicuro? Sì, per di più con l'incertezza di qui sopra dell'indirizzo di picche puoi bloccare. "Mi è sparito un panino, esco davanti alla panetteria, prendo le dieci persone che sono lì davanti e dico "adesso vi chiudo tutti in cantina per sei mesi così non potete più rubarmi il panino". Senza l'intervento, un giudice, un processo, in ambito di trasmissione di informazioni. Per cui siamo di nuovo nel discorso del controllo dell'informazione, del controllo della comunicazione. E' una roba gravissima. Oggi succede per le partite di calcio. Probabilmente questa è una bella mossa, perché nell'ambito dei commentatori di quello che succede nel web, nel mondo del geek, il pallone generalmente non ci sta neanche troppo simpatico. Per cui sono cacchi di quelli che guardano le partite, di quei pezzenti che si comprano il pezzotto perché non vogliono pagare da Zono, cose del genere, eccetera. Ma si inizia con quello, poi il passo successivo sono i film, poi il passo successivo sono i torrent in generale e poi le VPN in generale e poi chissà cos'altro non lo sappiamo. Passato dalla porta questo concetto che va bene, si può fare, è giusto che un detentore di un diritto, di un interesse economico privato abbia il potere giudiziario nei confronti di chi lede le sue cose. Passato questo concetto si può applicare veramente a qualsiasi cosa e ovviamente si applicherà a chi avrà la potenza economica e politica per farsi installare il bottone a casa propria. Per cui non sarà Massimo De Santo che avrà il bottone per chi non contribuisce a Digitalia, ma saranno come sempre i grossi poteri, i grossi gruppi e cose del genere. È una brutta china e vedere questo tipo di articoli, di commentari anche sull'elettricità eccetera, ma senza focalizzare sul merito di questa cosa, di una cosa che è pericolosa proprio dal punto di vista concettuale. Nel ledere i diritti dalla persona anche i diritti di… ecco il concetto è che in uno stato di diritto anche chi compie un crimine ha dei diritti ed è fondamentale questa cosa. Oggi è presunto aver commesso un diritto… Anche chi l'ha fatto, anche chi l'ha fatto, perché comunque l'onere della prova sta da parte di chi accusa, ma il giudizio deve essere emesso da qualche cosa di pubblico, che può essere una giuria, un giudice eccetera, non un cristo di privato che dice "ma hai rubato le mele adesso ti chiudo in cantina". Il Parlamento purtroppo ha delegato a l'Agicom questo tipo di controllo, poi spezzo anche una lancia a favore di D-Day che comunque ci dà… in realtà di Paracy Shield ne parliamo grazie agli aggiornamenti di D-Day che onesente non può fare tutte le volte che c'è un aggiornamento il pipotto che facciamo, che facciamo anche noi. Ce ne fossero più, ce ne fossero più di D-Day perché poi io non credo che con questo livello di granularità, con questo livello di granularità davvero non credo che ci sia nessuno. Io mi sono attaccato a D-Day perché su D-Day leggiamo queste cose, la maggior parte dei posti non le leggiamo neanche, ma comunque ovunque le leggiamo non si va così a fondo nel tema del problema e a volte sembra un po' sterile leggere di cose così pericolose, così gravi, in maniera un po' burocratica e assettica, ma vabbè. Ok. E Mark continua a fare il figo. Beh l'avevamo detto penso più di un anno fa che ha cambiato il look Mark. Eh però come dire ci sta dando sempre di più. Ragazzi glielo stanno cambiando il look. Vabbè quello è ovvio che non è di sua spontanea volontà. Nessuno appare per quello che vuole, se chi decide non è. Oggi Zuckerberg è utile, lo sapete bene che è molto utile. È diventato cane man sueto e anche Duro aveva diventato cane man sueto, che ha detto "sì sì, i pipi ve li do tutti adesso". Sì sì, vabbè certo. Ah qui ci sono delle leggi, ok. Basta l'ordine di un giudice e vi do quello che volete. Va bene, insomma adesso Zuckerberg si è lanciato nella moda delle felpe classiche. Te l'avevo detto, vedi, poi tu rimproverai me che faccio pascoli, leopardi, questi stanno addirittura agli antichi romani. Però con uno stile molto moderno. E chi vuoi dire che io quando parlo di leopardi e pascoli invece parlo vecchio? No Max, non mi permetterei mai. Adesso la prossima volta vengo anche con la maglietta. Cos'è successo Michele? Cos'ha combinato Zuc? Allora praticamente nelle ultime uscite pubbliche si è fatto vedere con una serie di felpe e magliette che riprendono poi in realtà delle frasi in greco o in latino. Infatti ci facevo caso durante l'ultima presentazione. La prima era proprio tremenda. Cos'era? L'ho imparato nella sofferenza. No, era Pateimatos. L'ho imparato soffrendo. Che il Guardian si domanda "Marco, ma tu hai 200 miliardi di valore netto, hai 40 anni, ma che cosa puoi aver sofferto in vita tua? A 20 anni ti sei inventato questa cosa? Anche i Marc piangono, non lo so. Ragazzi, può essere l'insegnamento delle telenovele brasiliane, ma comunque è un dato di fatto, la sofferenza dello spirito è una cosa insita nell'essere umano e non è assolutamente dipendente da quanto lo stomaco sia pieno. Ah, quindi tu dici che lui ha sofferto? Ha sofferto sicuramente. Per la sua prospettiva? In percentuale si sono suicidati più operai della Fiat o più rockstar miliardarie negli ultimi 30 anni? In percentuale. Più rockstar miliardarie, anche se sono poche, rispetto agli operai della Fiat. Come dici? C'è anche quest'altra piccola osservazione da fare, che poi le rockstar miliardarie sono pochi. Appunto. Sì, appunto. E sono tanti quelli che si suicidano. Gli operai sono tanti e praticamente molto pochi si suicidano. Percentualmente è molto peggio. Quando hai lo stomaco pieno hai molto più tempo di pensare, di melancolirti e di sofferire per determinate cose. Quando hai da piegare la schiena hai meno tempo. E questo è un dato di fatto. Come coi presidenti americani che in percentuale il lavoro. Presidenti americani se ne sono sempre suicidati troppo pochi. No, non suicidati. Quelli li hanno suicidati. Esatto, tra chi ci ha affrovato. Vabbè, comunque ha fatto la prima maglietta. Melanconico Zuc. Esatto. Ha fatto la seconda maglietta. La seconda era già un po' più incazzata. Un po' più passivo-aggressiva dalla seconda. Cartago delenda. E poi sull'ultima, che appunto ha fatto vedere durante il Meta Connect, c'è proprio andato giù pesante. O Zac o niente. Out Zac, out Nile. Che è praticamente napoleonica. Ma più da Luigi XIV. Sì, anche sì. Certo, certo. Il nostro Cesare Zagherberg. Tra l'altro ci ricorda Giulio Gaudiano, che adesso c'è arrivato Marchetto, ma in realtà anche noi le facevamo le magliette di Digitalia. Ma le nostre erano molto più dolci. Abbiamo mai detto "scusa, le nostre magliette erano tutte umili". "Ciao belle cipolle". Tipo questa, esatto. Oppure "I'm sorry". Noi avevamo quotato. Avevamo quotato un melanconico Zac, certo. Esatto, comunque per chiudere. La cosa che più mi preoccupa delle magliette di Zac, che oggi è assurdo a simbolo di stile, è che ragazzi tornano gli anni '90 con le felpe larghissime che ci navighi dentro. Vabbè, i volumi sono aumentati. Sembra uscito da un set di Friends o robe del genere. Che bello per noi abbondanti, dai. Vabbè, ecco Franco, adesso sei come Max prima che parlava di Leopardi e Pasquali, ecco adesso sei tu il boomer del discorso. Ma no, in realtà io boomer non posso essere, io sono Gen Xer. Ma io te l'ho detto già, dopo una certa età si diventa tutti boomer. Anch'io sono millennial e si diventerò boomer. Io morirò prima di diventare boomer per definizione. Vabbè, però, insomma, a parte le magliette nuove… Ha fatto anche cose buone questa settimana. Aspetta, non l'ho letto questo articolo. Ah, la presentazione di MetaConnect. Ah, gli hardware sono simpatici, ha presentato anche i nuovi caschielli, i nuovi Oculus, tra cui la versione un po' più economica, la S. Quella per gli operai della Fiat. Quella per gli operai della Fiat a 299 euro. Poi c'è la versione normale, non credo si chiami Pro, che se non sbaglio è 499 se non ricordo male. Però, ok, questi sono i classici caschi, più fighi di quelli di prima, a realtà mista. Però quello che poi ha attratto tanto l'attenzione dei commentatori e di chi l'ha provato è stato un prototipo di Orion. Sono i Ray-Ban Meta, quindi gli occhiali, che sembrano degli occhiali quasi normali, ma con uno schermo all'interno della lente, è tipo un proiettore, la luce passa tramite delle guide verso il centro della lente per andare poi a creare un'immagine. Sì, è una proiezione olografica, per cui dei raggi di luce che partono dalla montatura e che percorrono la lente in senso longitudinale, per cui perpendicolare a come passa di solito la luce che noi vediamo da fuori, va a collassare contro delle strutture dentro questa lente trasparente a formare delle immagini che poi noi vediamo più o meno in trasparenza e quindi a creare un'immagine sullo schermo. Vabbè. È un passo verso la realizzazione di occhiali che siano effettivamente utili per la realtà aumentata. Poi i giornalisti ne hanno parlato tutti anche abbastanza bene a livello di resa, è ovvio che non è la stessa luminosità che puoi avere con uno schermo 4K davanti agli occhi, però viceversa non hai il problema del pass-through, perché tu vedi direttamente la realtà con sovrapposto questa interfaccia. Sì, ok. Il doc non è convinto. No, perché non è niente, è un prototipo che probabilmente altre 50 aziende hanno già che per arrivare a mercato ci possono volere tre anni come 50 perché c'è bisogno di tutta una serie di. Ma il problema principale oggi, che è almeno quello che dicono quelli di Meta, è un problema economico. Banalmente. Dillo a Tim Cook che vende il suo casco a 4 milioni di dollari. È lo stesso discorso. Sì, ma no. Signale dell'investimento che però già sapevamo. Sì, ma no. Nel senso che ci sono tutta una serie di problematiche di accettazione sociale, di modelli di comportamento, di modelli di convivenza civile, oltre a quelli tecnici, di durata della batteria o robe del genere. Allora, una roba del genere se vuole funzionare economicamente deve metterti davanti alla faccia quello che vuole lui. Deve essere il Facebook sempre davanti ai tuoi occhi perché deve tornare indietro del denaro in qualche modo. Per funzionare quindi una roba del genere deve essere una roba che tieni davanti alla faccia tutto il giorno. Come oggi teniamo davanti alla faccia tutto il giorno gli smartphone. Chi più, chi meno. Se guardi le ultime generazioni c'è da mettersi le mani nei capelli. Per durare davanti alla faccia tutto il giorno quell'affare lì ha bisogno di una batteria che devi portarti lo zaino sulle spalle allo stato attuale delle tecnologie. La parte computazionale comunque in realtà ti devi portare dietro a un dispositivo che dialoga in wireless con l'occhiale dove c'è poi la parte computazione. Perfetto, perché la batteria del visore di Tim Cook è in tasca anche quella. Oggi bisogna mettere il filtro a tutto quello che si scrive e si produce su Zuckerberg perché a Zuckerberg c'è il nuovo feticcio. Ve l'ho già detto. Il peggiore nemico per chi fa informazione oggi in giro per il mondo che sia sulla carta o su internet, il peggiore nemico, il nemico numero uno è Elon Musk. L'anti Elon Musk, ex feticcio perché Elon Musk era quello che ci doveva salvare, che ci avrebbe salvato l'umanità dall'inquinamento con la macchina elettrica, dalla deforestazione e dal meteorite dei dinosauri portandoci su Marte eccetera. Oggi per tutta una serie di motivi è quello che mette in crisi tutto un modello di comunicazione, di controllo, di quello che vogliamo. Per cui chi è l'anti Musk in questo momento? Zuckerberg. Si sono anche sfidati a picchiarsi uno con l'altro per cui più il mondo della comunicazione odia Musk, più ama Zuckerberg e tutto quello che esce da Zuckerberg che fino a sei mesi fa, un anno fa, sarebbe stato ecco Zuckerberg ci vuole far vivere in un mondo di pubblicità contestuale di cose. Oggi oh che bello, Zuckerberg ci ha fatto vedere il futuro. Va bene, si vediamo, aspettiamo e vediamo. Poi il tempo è garantuato. Il problema è sempre, diciamo appunto, il segnale di comunque di una direzione che hanno preso queste aziende. Quanto tempo ci vorrà, è veramente appunto l'hardware del futuro giusto per rilanciare a qualcosa che abbiamo anche messo nell'almanaco digitaliano. Beh, questa è una scommessa tutta da fare. Poi sul fatto dell'immagine c'hai ragione, Zuckerberg fino a un anno fa era il prototipo del disumanizzato. Era robot. Oggi di colpo è più figo. Improvvisamente è diventato. C'è un pezzo che manca da questo discorso, perché poi gli articoli sul cambio di look di Zuckerberg credo che si spreghino. E ne abbiamo appena commentato uno. C'è anche un punto però che è il prodotto stesso. Perché fino a due anni fa, tre anni fa, Zuckerberg veniva ridicolizzato perché parlava soltanto di metaverso. Qua e il metaverso di là. Insomma era abbastanza palese a tutti quanti che sta cosa del metaverso non interessava veramente a nessuno se non se non a lui. Adesso comunque per quanto il prodotto meta è quello, adesso che lo lanci sotto forma di Whatsapp, sotto forma di nuovo filtro su Instagram o sotto forma di Threads, il business model di meta credo che lo conosciamo tutti quanti. Adesso con gli occhialetti infatti della Presegue, guarda adesso io tutta la presentazione non l'ho guardata però ho guardato e ho guardato i vari riassunti e di metaverso Zuckerberg ha smesso di parlarne. Parla ad esempio tantissimo degli occhiali, degli occhiali della generazione attuale, degli occhiali meta, quelli con i Ray-Ban. Che comunque il discorso che tu facevi prima dell'accettazione sociale secondo me con questo form factor la sta un po' scardinando proprio perché se tu metti questi occhiali oggi non sei il glasshole che eri o almeno non sembri il glasshole che sembravi quando mettevi gli occhiali gli occhiali di Google e con questo bisogna vedere come avanza avanza la tecnologia. Una mano de Janku dicono da queste parti nel senso che è una mano di bianco stucco e pittura nel senso le hanno travestiti no? Hanno utilizzato l'immagine di Ray-Ban che è l'occhiale di moda figo eccetera e li hanno venduti però Michele quanti ne hanno venduti quanti sinceramente quanti meta glasses Ray-Ban hai visto in vivo? E' quello il problema che non lo posso sapere perché sono talmente simili. Devi guardare comunque una persona e si Franco se tu guardi una persona. Franco tu gira per un corso qualsiasi e sono sicuro che tu vedi uno con i Google Glass da 50 metri uno con quei Ray-Ban devi incrociarlo guardarlo bene in faccia a vedere che c'è due cose sui lati poi c'è una che è entrato in parlamento credo con i Ray-Ban di recente quindi diciamo che forse non è così solo in Italia combiniamo queste cose qua. Vabbè ok perché noi con l'inganno certo ma assolutamente va bene ok quindi con l'inganno. Quanto tempo è che non parliamo di Larry Ellison su Digitalia? Forse da quando ha vinto la coppa america probabilmente quindi era cos'era tre coppe america fa. Sei tu che segui la vela. Sì ma qui non si parla di vela ma si parla della sua dichiarazione vi ricordiamo Larry Ellison miliardario proprietario fondatore di Oracle amico intimo di xy da Steve Jobs a Elon Musk e robe del genere. In che occasione? Durante una call con gli investitori o qualcosa del genere mentre dava i risultati di Oracle. Ha dichiarato che lui ha letto bene 1984 ed il premio Uber di questa settimana va a Larry Ellison per la frase "sotto una vasta rete di sorveglianza guidata dall'intelligenza artificiale i cittadini si comporteranno al meglio". Continuiamo con i nostri con i nostri amici miliardari a farci dire dove dobbiamo dove dobbiamo andare cosa dobbiamo fare su che piattaforma. Purtroppo è così purtroppo è così. D'altra parte continuiamo a farci dire dai nostri amici miliardari o dai nostri fondi miliardari quali leggi fare per proteggere il tra virgolette diritto d'autore dei detentori dei diritti del calcio. Non è tanto diverso. Comunque in maniera molto molto divertita in maniera molto molto divertita vedendo la cosa come un qualcosa di positivo dice un futuro meraviglioso e radioso una telecamera ogni angolo manovrato dall'intelligenza artificiale che tra l'altro è uno dei pericoli che abbiamo denunciato mesi fa oramai su in beccata di uno dei nostri maestri che è Bruce Schneier. Tutta questa intelligenza artificiale questa capacità di elaborare dati in grande quantità in maniera così efficiente non può essere utilizzata sì per farvi scrivere la biografia da mettere sul sito del festival del podcast che può essere anche utilizzata a scopo di sorveglianza. E il nostro Larry Ellison vede un mondo perfetto dove tutti rigano dritto e non parcheggiano in seconda fila e non fanno la pipì nel prato di notte quando non li vede nessuno perché li vede il grande occhio sorvegliato dall'intelligenza artificiale. Compresi i poliziotti poi che anche loro verranno controllati 24/7 dal dispositivo. Ma a cosa servono questi poliziotti quando possiamo mettere dei robot con l'intelligenza artificiale? E' un bello zapper da 40. 00 volte chi se ne frega dei poliziotti ma dai si risolve presto il problema del razzismo tra i poliziotti. Un bel robot che non fa distinzione che fulmina tutti bianchi neri gialli. No, ci mancherebbe. Ci salverà il NIST, non dal futuro di sorveglianza in salsa intelligenza artificiale ma almeno dalle regole più assurde sulle password che da 10 anni almeno a questa parte siamo costretti a piegare la testa e seguire. Mi riferisco proprio a quelle scritte, a quegli obblighi, a quelle regole che tutte le volte che vi scrivete a un sito dice "scegli una password" e io scelgo la password "pippo". No, deve avere tre consonanti, due segni di interpunzione, un numero, un simbolo e almeno quattro tra le lettere che compongono il nome di una capitale del Sud America. E la devi cambiare ogni dia. Esatto. Poi quel sito non lo usi, quando lo usi di nuovo dopo due mesi dici "no la password è sbagliata". Ma come sbagliata? E' giusta? Sì è giusta ma rimettila un po'. No, no è sbagliata, era giusta ma la devi cambiare, mi dispiace. Ah e sono cambiate anche le regole, adesso devi mettere tre segni di interpunzione eccetera. Tutte queste minchiate che ci hanno sicuramente ammorbato e, a detta degli esperti, non hanno migliorato di un centesimo la sicurezza delle nostre password perché abbiamo usato le password di prima iniziandole con una lettera maiuscola e chiudendole con un punto esclamativo e lo so che l'avete fatto tutti, avete riciclato la vostra sveglia password scrivendo Pippo con la P maiuscola e il punto esclamativo alla fine. No, Pippo 1 punto esclamativo. Eh sì quando poi ci voleva anche il numero era Pippo 1 punto esclamativo. Per cui miglioramento a livello entropico zero, zero di zero. Ebbene il NIST nelle nuove regole degli standard eccetera e cosa? Ha detto "basta sono cose controproducenti, danno solo un falso senso di sicurezza per cui sono vietate queste pratiche. Se vuoi aderire alle pratiche degli standard del NIST non devono imporre regole di composizione" dice questo editto. Cioè non devono richiedere miscugli di differenti tipi di caratteri per le password e non devono richiedere di cambiare le password periodicamente. Devono obbligare un cambio se c'è evidenza di una password compromessa a qualsiasi livello del processo di autenticazione. Quello sì. Insomma tutta una serie di standard che forse finalmente speriamo quando arriveranno anche al sito del pizzicagnolo e dell'ultimo… Sarei contento che arrivasse ai siti del nostro ministero. Ma vabbè, con qualsiasi azienda privata. Il sistema a tessera sanitaria non è diverso Max, fidati, il sistema a tessera sanitaria non è diverso, il sito dell'ACI, tutti, tutti, tutti. Che ci dobbiamo fare? Mica tutti leggono i libri di Bruce Schneier. O ascoltano Digitalia. O seguono gli editti del NIST. Dove si possono comprare le magliette di Digitalia? Non si possono perché non sono più state stampate da… E' come Almanaco. Tre festival il podcasting fa, per cui se ce l'avete tenetevele strette perché valgono un sacco di soldi. Ma magari l'anno prossimo. Nell'approssimare si è puntata mille. No, magari quando si usano le magliette si usano d'estate. Magari la prima metà dell'anno prossimo facciamo un po' di brainstorming e facciamo delle magliette di Digitalia ancora più fighe delle felpe di Zuckerberg. Dai e vediamo. Quali quali sono i… Qui Giulio ci scrive Spreadshirt. Spreadshirt esiste da tanti anni. Quali sono i venditori di magliette migliori sul territorio disponibili che spediscono sul territorio nazionale a costi decenti e con una qualità di magliette buona? Chi lo sa. Le ultime le avevamo fatte noi. C'eravamo prodotte, stampate, autogestite. Da un ascoltatore forse ci aveva aiutato. Paolo Sartorio. Paolo Sartorio ci aveva dato il suo talent, ci aveva fatto il design delle magliette. E poi le avevamo stampate, forse le avevamo stampate da un suo conoscente e poi le abbiamo distribuite direttamente noi alla vecchia maniera col Corriere. Quando ci si vedeva di persona. Le avevamo portate proprio a un festival del podcasting se non ricordo male. È vero? Avevamo fatto l'aperitivo pre-festival del podcasting. Sì, sì, sì, mi ricordo, mi ricordo. E poi quelle che erano rimaste le avevamo spedite con i potenti mezzi di UPS, di HL, di Bartolini, non mi ricordo più. Va bene, ok. Ai ladri non gliene può fregare di meno delle vostre macchine elettriche? Eh sì, pare che vengano rubate molto meno in percentuale rispetto ai corrispettivi, ai cugini a combustione. Non si sa bene per quale ragione. Può esserci una ragione dovuta semplicemente ai sistemi, ai sistemi di tracciamento. Sono quasi tutte collegate col GPS. Può essere dovuto agli sistemi di apertura e di chiusura delle portieri. Di portiere difficilmente non c'è il telecomandino ma ci sono altri sistemi, le keycard, l'applicazione. Oppure può essere semplicemente tutto a fatto. Il mercato meno… la minore diffusione quindi la più difficile riciclabilità, no? Anche quello. Il fatto è interessante anche questo che le macchine elettriche, le persone spesso le lasciano attaccate vicino a una presa. Questa presa spesso comunque capita che è vicino a casa. E quindi sono più difficili. Beh, ogni tanto si vedono su Reddit tipo quelli che tirano il cavo giù dalla casa. Far di necessità virtù se non ci sono più le colonnine. Ci mancherebbe. Poi ti salta il salvavita perché la macchina succhia troppo però sì. E si è figa l'idea dell'auto che ti porti in salotto per caricarla. Però dici che è davvero per quello che vengono rubate di meno perché… Io sono una panda. Fino a poco tempo fa c'avevi manco quella. A carbone. E sono i tempi, no? Poi dice Boomer agli altri. Fino a qualche mese fa facevo al figo. Quando si parlava di macchina, avevo la macchina, una bella vita del futuro, c'è il pattino elettrico, le gambe e al limite il car sharing eccetera. Ha dovuto comprare la macchina. Ha dovuto comprare la macchina. Senti, la vita cambia. Con che voce di messa che abbassa la testa e dice "la vita cambia". La panda. Funziona bene la panda? Mi porta dal punto A al punto B. Non è elettrica. Finchè non te la rubano perché non è elettrica. Tanto non legge il lungo termine. Quindi sei sicuro. Potete rubare la macchina di Michele senza problemi, senza danneggiare. Anzi, apriamo e chiudiamo questa parente. Anzi se la chiudete e la rubate gli è fatto un piacere. No, anche perché io ho preso questa macchina, me l'hanno consegnata attorno a 10 di luglio o qualcosa del genere, l'ho portata la mattina in ufficio, l'ho portata la sera a casa. Il tempo di entrare in casa, un'ora, è venuto a una grandinata. Usti! Sono scesi dei pezzi di ghiaccio su Milano grossi come delle palle da tennis e quindi la mia prima macchina. Gli dèi mi hanno detto che non dovevo prendere una macchina e sì, assolutamente, è gibollata. Oh porca miseria. E l'assicurazione non te la ripara? Ci sono comunque delle franchigie. Di Maio non vuole cacciare il grano per riparare le cacciate. Si tiene la macchina butterata. Va bene così. Tre anni. Vabbè poi insomma si penserà ad altro. Poi si vedrà. E poi ti toccherà prendere il SUV. Adesso non esageriamo. Lo dico qua, tanto non rimane negli archivi. Rimane con la Multipla. Chi può dirlo? Con la Multipla elettrica. Vabbè sì. Secondo me sono intimoriti i ladri dell'auto elettrica comunque. Hanno paura. Sono macchine ultra tecnologiche. Hanno paura che ci siano. Ed effettivamente ci sono. La Tesla ha le telecamere, ha la sorveglianza automatica. Quando ti avvicini registra. Se non sbaglio può mandare anche il messaggio al proprietario con il video di chi ci gira attorno. Non so, altre auto elettriche. Ma sono tutte impostate in maniera molto ghiccosa e quindi immagino che intimoriscano per quelli. E poi rimetti che il ladro la ruba, scappa, si esaurisce la batteria. Sì la batteria scappa. Magari scappa il cilindro. Dice che lo vado dal benzinaio con la pistola. Vai in pieno presto. Eh sì ci vuole dodici ore. Si mette lì comodo, non si preoccupa. Sia tranquillo se vuole un caffè. Esatto proprio così. Vabbè. Un'ora e mezza. Altre notizie ci sono ma direi che possiamo chiudere velocemente. Tizi che stanno costruendo New York in scala 1 a 1 su Minecraft. Degni di una menzione digitaliana devo dire. Una menzione digitaliana. Scala 1 a 1. Sì. Con tanto di rete della metropolitana. Tutto, tutto. Ma a livello di ogni singola piastrella dei marci a piedi e robe del genere. È New York. Io New York la conosco benissimo grazie ai videogiochi dell'uomo ragno. Ah caspita. È il tuo friendly neighbor. Esattamente. L'uomo ragno, adesso è uscito il 2, non ce l'ho ancora, ma l'uomo ragno quello per la PlayStation 4 era fighissimo per la copertura di Manhattan. Ho imparato dove è Wall Street, dove è Harlem, tutti i luoghi che rimasti nella mia immaginario dalle serie televisive e robe del genere. Ho imparato come ci si sposta con le ragnatele per andare da Wall Street all'upper east side. Conosco tutti i palazzi. Meglio di un tassista. Io sono avvantaggiato perché ho due figlie. Tu hai, esatto, il tuo sistema è quello. Lì l'ho visto davvero come ci si sposta. È basato sul DNA. Un approccio vitale comunque. De Santo ha spazio il suo DNA in giro per il pianeta e è del modo più giusto alla fine dei conti. Tu sei un grande discepolo di Elon Musk. Elon Musk ha due miti in Italia, la Meloni ed è santo. Eccoci, vieni Elon, vieni. Ma secondo voi tra la Meloni e Elon Musk c'è del tema? Chi preferisce? I giornali ci hanno speculato. Ah sì ci ha speculato, non lo sapevo. Un po' di strizzatine d'occhio. Lei si è piantata col giornalista perché le faceva il bullo con le giornaliste, robe del genere. Lui è iper poligamo perché a quanto pare ogni volta che si gira un angolo fa un figlio con qualcuna e poi gli dà un nome improbabile così tutti si dimenticano del fatto perché non hanno modo di memorizzarlo. Tanto con la scusa appunto di ripopolare il pianeta. Problemi a mantenerli certamente non ne ha. Quanti anni ha la Meloni? Non lo so. La Meloni? Quant'è in età? Avrà 50 anni, 45, 50. Ed è 77. Quindi ha quasi 50 anni. Quindi ha quasi 48 anni. Vabbè sono sicuro che Musk ce la può fare. Come siamo ridotti su digital. Mamma mia veramente. E ci ascoltano pure quelli del festival. Ma ci ascoltano per questo. Ci ascoltano per questo. E' quella la cosa. E' figura che facciamo. E' quello il motivo per cui ci ascoltano. Ma no. Diciamolo che di solito siamo persone serie ma non quando siamo qua il lunedì sera. Non così tanto. Cioè proprio il resto della giornata. Non così tanto. Esatto. Ma non ci ascoltano solo per quello ci ascoltano per i gingili del giorno. Signore e signori, i gingili del giorno. I regali dei digitaliani per i digitaliani. E' così che finisce la trasmissione di Digitalia storicamente. Da sempre le voci di Digitalia selezionano per voi hardware, software, letteratura, qualsiasi cosa che abbia attinenza digitaliana, che abbia colpito la loro curiosità o stravolto la loro esistenza. Qualsiasi sfumatura nel mezzo è ben accetta. Vediamo Michele, dai. Allora, le tecnologie che sanno un po' di Web 1. ci piacciono sempre e quindi vi propongo questo sito che si chiama Fiddle. E' un motore di ricerca, barra aggregatore, barra curatore, di contenuti che sono distribuiti tramite Feed RSS. Quindi voi potete sottoporre il vostro sito, il vostro podcast, oppure andare sul sito. C'è una barra di ricerca. Siete interessati a un argomento molto molto settoriale? Volete vedere se ci sono dei blog che lo trattano? Ecco, lo cercate su Fiddle e dovrebbe appunto darvi dei risultati che non sono i primi risultati di Google, che oramai, a proposito di cose che si incittificano, direi che ne sono la più grande fonte. Ecco, lo trovate su Fiddle. orld. Seguiteli anche su Mastodon dove poi curano un po' di suggerimenti di blog e siti interessanti. Grazie Michele. Vediamo Max. Eccoci qua. Allora, ogni tanto bisogna interrompere la costituzione della biblioteca digitaliana che è fatta normalmente di tomi seri, comunque impegnati nella scoperta degli impatti del digitale, e fare qualcosa di più leggero. Io tra le altre cose sono anche un grande appassionato di fumetti. Ho scoperto in grande ritardo uno dei fumetti bonelli più diffusi, più famosi, che è Giulia, che è una criminologa, quindi diciamo sono tutte storie gialle, e ho selezionato per i nostri ascoltatori un numero di marzo 2024, ancora facilmente reperibile online sul sito di Bonelli, che si intitola "Il codice segreto", ed è una storia veramente profondamente digitaliana, fatta di droni, di utilizzo improprio delle tecnologie digitali e così via. Quindi vi raccomando questa lettura, così per spezzare un po' il nostro tempo digitaliano. E anche in formato digitale? Anche in ebook? Guarda, con Bonelli non sono sicuro. Bonelli è vigliacchissimo. Fa cose strane, hanno avverto recentemente sugli numeri del passato. Nathan Ever arriva, praticamente lo pubblicano in digitale un anno dopo che è uscito in edicola. Non so Giulia Secenque, il pacchetto. Una roba tristissima. Chissà perché questa, ovviamente perché spingono per vendere in edicola. Però questo numero lo trovate facile online. Grazie Giulia, proviamo anche Giulia. E per chiudere, il Lama è finalmente libero. Chi è il Lama? Il Lama era la mascotte di Winamp. Se siete cresciuti negli anni '90, di qui sopra, e avete ascoltato la musica di dubbia provenienza, sicuramente in quegli anni, ma lo facevano tutti, dove l'avete ascoltata se l'ascoltavate su Windows? Beh, certamente su Winamp, che era il player audio per definizione. Player audio perché video non esisteva, non si guardavano ancora i video su internet. Non avevamo la banda. Non avevamo niente, non avevamo la banda, non avevamo la RAM, non avevamo i processori, niente. Ma ascoltavamo tanta musica, lo facevamo attraverso Winamp, che era fighissimo, perché aveva un'ottima qualità audio ed era super skinnabile. C'era una community che creava delle skin magnifiche e poi è scomparso. Originariamente prodotto da Nullsoft, se ne è persa un pochino, probabilmente l'inclusione del Windows Media Player direttamente dentro Windows aveva contribuito a farne un po' perdere le tracce e perdere la rilevanza, ma oggi, nell'ottica di recupero del patrimonio storico e culturale, il codice sorgente di Winamp è disponibile su Github, pronto per essere compilato, con tutte le istruzioni per compilarlo, per modificarlo se volete, per farlo girare sulla vostra macchina Windows. Lo trovate, insieme a tutti gli altri cittadini del giorno, come al solito sulla pagina dedicata a questa puntata. Digitalia. m/742 Non ce l'hai il jingle di Winamp? Non ce l'ho il jingle di Winamp. Possiamo fare una rif. "It really whips the lama's ass" Era proprio quello. Beh, riferimento l'ho fatto al lama finalmente libero. Però sì, era proprio così. "It really whips the lama's ass" che vuol dire "veramente tirana scudiciata sulle chiappe del lama". Come l'han tirata fuori sta cosa lo sanno solo loro, ci sarà una storia, Michele andrà a studiare e a ricercarla per le prossime puntate, sicuramente se ne ricorderà. Per l'almanacco. Per l'almanacco del 2026. Con quello del 2026, no, 2025. Direi che con questo è tutto, le raccomandazioni sono sempre le stesse, portatevi i vostri amici e le vostre amiche protodigitaliani da queste parti, fateli conoscere Digitalia, che ci fate un piacere a noi, fate un piacere a loro e noi cerchiamo di far fare bella figura a voi. Lasciate una recensione da qualche parte, mandateci qualche dindino per il sostentamento, per pagare le spese e per dire alla fine dell'anno "toh, alla fine da Digitalia mi sono rimaste queste poche centinaia di euro all'anno" che non danno da vivere o da mangiare a nessuno, ma fanno capire quanto il nostro lavoro valga qualcosa per chi ci ascolta. È veramente un riconoscimento, è tanto. Noi siamo veramente grati per il vostro supporto. Con questo è tutto, dalle Misturio Grigorio 1 di Sanremo un saluto da Franco Solerio, dallo studio cittadino di Avillino un abbraccio da Massimo De Santo e dallo studio di Milano un ciao da Michele Di Maio. Ci sentiamo tra un anno per un altro festival del podcasting e ci sentiamo la settimana prossima con una nuova puntata di Digitalia.

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